domenica 24 dicembre 2023

IGNITE Ignite (lp/cd 2022 Century Media)

 


Quando nessuno se l'aspettava più, riemergono dal letargo (studio) i prodi californiani. Nessuno scioglimento, anche se avevamo temuto proprio il contrario: un disco ogni 6 anni potrebbe far cadere nel dimenticatoio innumerevoli nomi (pure avendo dietro un colosso come Century Media), ma la band ci ha abituati alle loro consuete scadenze, considerato che già tra A place called home e il successivo Our darkest days ne erano trascorsi altrettanti, e ben 10 dalla ultima bella botta War Against You del 2016 (giusto inframmezzata solo dal dvd/cd Our Darkest Days live del 2012), che li rimetteva in pista come se il tempo si fosse fermato.

E proprio da quello si riparte con questa nuova sfornata, dal tipico sound arrembante dotato di grinta e credibilità, non poco per un gruppo che calca la scena da 30 anni, per quanto degli originali sia rimasto solo il fido bassista Brett Rasmussen. Sì, perchè il frontman Zoli Teglas, colui che caratterizzava la band con la sua coinvolgente presenza e voce sin -quasi- dalla nascita, con quel suo riconoscibile cantato dal timbro potente ed esteso anche su alte tonalità (qualcosa tra Dexter Holland e Pat Dubar, addizionata di pathos e personale interpretazione), peculiarità che ha contribuito a far appassionare tanti alla band, ha lasciato nel 2020.

Orange County, 1993: in quel terreno fertile nasce la band, il cui core si fonda su ex membri di Unity e giro Uniform Choice, campioni di un certo tipo di hc corroborante, dove la sintesi energia-cervello-positive vibes trovava pronta compiutezza. Le premesse erano delle migliori, infatti la formula viene rinnovata al meglio, associandovi un sentito impegno sociale già avvertibile dai testi, confermato dal supporto concreto sul campo ad associazioni ambientaliste e animaliste. Uno dei punti fondamentali per capire a fondo la band e la sua visione entrando nel giusto spirito e' soffermarsi proprio sui testi, che diventano reale valore aggiunto, antenne sensibili dal pesante investimento emotivo, che colgono nel segno anche questa volta.

Già la copertina mette in chiaro, nella sua semplicità, l'intento dei 5: una loro foto in azione che diventa una forte affermazione di identità, per ripartire con quella convinta fierezza che mai hanno nascosto.

Nonostante l'abbandono del Teglas, il suo sostituto Eli Santana (chitarrista negli Holy Grail) si fa ben apprezzare guidando le sfrenate danze HC proposte in IGNITE, con l'ottima produzione di Cameron Webb (Motorhead, Social Distortion), membro aggiunto vista la presenza dietro al banco mixer dal 2000, che ispessisce -ma meno che nel recente passato- il corpo del loro grintoso HC dal nerbo positive old school, modulato con maestria tramite efficaci melodie che lo rendono sempre interessante. 

Sin dall'opener Anti-complicity anthem veniamo travolti da un'ondata che certo non bissa l'indimenticabile incipit che aveva Our Darkest... (Intro + Bleeding, un must nell'ambito in assoluto, per uno dei migliori dischi HC del nuovo millennio) ma irradia una potente carica che si fa epica, replicata dal selvaggio rinforzo di This Day (patrimonio da ipotetico best of), ma anche le secche sgroppate offerte in On the ropes e State of Wisconsin e l'avvertimento di The house of Burning tengono alto il livello, riuscendo ad incidere anche quando rallentano, dal teso groove di Enemy o assumendo sfumature malinconiche come nella sofferta Let the beggars beg (una gemma da ricordare), per un album che una volta assimilato potrebbe monopolizzare i vostri ascolti, a forza di cantarne gli irresistibili cori magari sotto palco con l'indice puntato al cielo (li ricordo bene nel luglio 2006 al Forte Prenestino!), intesa che proprio in ambito live viene esaltata alla perfezione (gente che, ad eccezione del nuovo chit. Nik Hill, suona assieme da oltre 20 anni). 

11 istantanee (nella versione digipack, con la valida bonus After the flood) che fotografano un mondo difficile, ma senza sentirsi atterriti dinnanzi a cotanto lavoro da svolgere, da intendere come una infuocata marcia costruttiva e di speranza per il prossimo, che si fa veleno verso chi non lo rispetta, approdo inevitabile quando si ha dovuta coscienza della realtà. Potreste obiettare che sa di sentito milioni di volte, che la proposta è cristallizzata da non aggiungere alcuna innovazione, possibile (ma ci interessa in definitiva?), ma la capacità di rendere sempre trascinante ogni sortita senza mai perdere credibilità dimostra la loro bravura, tanto che l'innata -e riconosciuta- carica empatica contagia e si riversa su chi incrocerà la loro strada. Energia -ecologica- da vendere, altro che Enel. A positive rage! 



Dedicato alla memoria del grande amico Jon Bunch (1970-2016), indimenticata voce dei Sense Field e altri.

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