domenica 26 dicembre 2021

CONTRASTO Visto per Censura (cd + libro 2021 - DIY)

 


Dopo aver parlato dei lavori di Eversor e Sud Disorder, concludo parlando di questo disco così da completare quello che ritengo l'italian trittico più interessante del 2021 agli sgoccioli.

Nell'agosto scorso ho assistito alla presentazione del progetto di cui vado a parlarvi in occasione del Disaster Fest organizzato alla Masseria Foresta Autogestita nei dintorni tarantini (con concerto annesso della banda, per me la migliore della bella serata), dove Max, voce della band, ha spiegato l'iniziativa messa in piedi. Lodevole, per storia, contenuto, messaggio e finalità.

Nonostante ci siamo persi di vista da svariati anni, per mancanze del sottoscritto, ho continuato a seguirli attraverso i dischi, assistendo alla loro crescita e trovandomi pressochè concorde con lo sguardo analitico espresso attraverso testi e presenze in contesti che riflettono la loro attitudine libertaria contro. Parlo dei CONTRASTO, veterani dell'underground nostrano, appartenenti alla storica ondata HC della seconda metà anni '90, nati in quel vitale territorio tra Cesena, Forlì e Cervia, con bella gente e valide situazioni che quando potevo ho frequentato in quegli anni (dal Confino al Casello okk, amici tra Roid, Rebelde, Le Tormenta, La Quiete, fanzines e distro annesse...), saggiando di persona la bontà del loro sbattersi per le proprie idee. Una solida band sempre pronta a dare mano col suo integro hardcore da ben 25 anni, laddove hardcore abbraccia il suo pieno significato, quello insito nella sua natura antagonista. Prova, ennesima, questo cd + libro che riprende una documentazione fatta di umanità violata, sottoposta ad ogni genere di ricatto e coercizione, dimenticanza quando va bene, spesso umiliazione.

In questo specifico caso, si ripercorre quanto accadde nei giorni prossimi alla liberazione d'Italia dalla piaga nazifascista nel 1943, con la rivolta (per fame...) nell'ergastolo di Santo Stefano in Ventotene (tristemente noto come luogo speciale per la detenzione di dissidenti politici, chiuso poi nel 1965), utile ancora oggi a comprendere le schiaccianti dinamiche sull'esercizio del potere del piu' forte da una parte e l'audace autodeterminazione che si fa lotta a quell'iniquo sistema dall'altra. Una tensione palpabile positiva per quel moto d'innesco nelle coscienze, in condizioni estreme se non proprio disperate, eppur vive, nonostante il rapporto di forze impari: altro che impotente soggezione al destino!

L'istituzione carceraria è uno dei pilastri su cui fondare il buon esempio da parte del potere, senza fare inutile retorica. L'abbandono nelle quattro mura dell'individuo significa disfarsi del problema senza affrontarlo: il carcere con il suo sistema abbrutizzante, contenimento sociale che agisce per sottrazione al fine di redimere (annullare?) l'individuo pensante, allontanato dalla mischia sociale-produttiva per conformarsi a ciò che si attende da lui la giusta società perbenista che ostenta così la democrazia...appunto, democrazia e società. Quali? Quelle ipocrite dove trionfano arrivismo, menefreghismo, che inducono sfrenatamente ai consumi? Quella democrazia dell'azzanno consentito per l'agognato status sociale da esibire calpestando tutto a danno di altri, che fa crescere disparità e inevitabilmente difficoltà dello stare al mondo (specie quando le condizioni di partenza non sono alla pari)? Quella società che innalza ancora muri e muraglie, distruzione in nome di un progresso materiale che rema contro la vita stessa, che diffonde false informazioni e cibi tossici, che ostenta posizioni da medio evo? Una seria e profonda analisi della struttura e logica carceraria implica una spietata critica al sistema dominante, ergo, la società capitalista dentro cui viviamo, andando magari oltre l'indignazione a costo zero, buona unicamente per i salotti. Cosa fare? Riformarla, abbatterla, migliorarla? Tutto valido, se questo dipende e diventa un applicativo pratico, per quanto articolato, di estensione della propria sensibilità personale votata allo scopo, utile a capire meglio i meccanismi che la regolano agendo di conseguenza.

Il primo pezzo è l'audio racconto dello scritto che trovate all'interno del libretto, a seguire potrete (ri)ascoltare 23 brani dall'umore mai pacificato (il vero sentimento Hardcore, dopotutto), pescati dagli ultimi dischi della band dati alle stampe tra il 2012-2018, sempre all'insegna della coproduzione da famiglia allargata (il mezzo per arrivare ad una più possibile diffusione del disco in ogni angolo dello stivale e oltre, quella rete concentrica che anima il diy, nel connettere e condividere i progetti attivamente con spiriti affini).

Furiosi spesso (Democrazia (un cappio al collo), Tornare ai resti, Più di mille parole, Prima che tutto sia altro, Credere obbedire crepare a testa in giù), compatti e secchi (Cambiare tutto per non cambiare niente, Come il soffitto di una chiesa bombardata, Politica e rivoluzione, Ultimi fuochi di resistenza), dall'intensa narrazione (Questa non è forse guerra, Cento fiori son sbocciati, Le tue promesse sono pietre, la splendida conclusione acustica C'è qualcosa in me che è più vecchio di me) o tutto insieme, questi gli aspetti che incarna il loro travolgente HC dal fuoco vivo (che conserva sempre sotto sotto una ruvida scorza melodica), con quel lucido filo conduttore che, da un quarto di secolo, esprime rigetto ad un sistema che falsa e deforma la vita di molti, rendendola poco degna di essere vissuta, come invece meriterebbe la vita d'ognuno, importante e non ripetibile.

Una pagina strappata all'oblio storico, di quella che a noi piace ricordare ("Per quanto si tenti di ridurla al silenzio, la storia umana si rifiuta di tacere", dalle parole dello scrittore Eduardo Galeano), fatta di rivolta e resistenza in un periodo convulso del nostro percorso nazionale, un prezioso recupero di quella dignità calpestata ma non vinta, tuttora valida per un riaffermare di quella giustizia umana per troppo tempo soffocata (emergenza ancora odierna). Un racconto adeguatamente supportato da una colonna sonora che estende e rafforza il concetto esposto. Questa è azione di Contrasto.

Importante: e' il primo cd sfornato dai Contrasto, in una marea di vinili a cui rimangono fedeli, formato editoriale stavolta scelto per cercare di entrare nelle carceri, da sempre off limits per mille contestabili motivi. Dalle loro parole: "Portare la musica dentro un carcere significa poter mettere in risonanza/riverberare l'immaginario di chi si trova costretto/rinchiuso in un luogo di implosione e di torsione psico-fisica".  Non sono da soli, non siamo da soli.

contrastohc@gmail.com

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DEFEZIONE Non basta una vita (7”ep settembre 2021)

 


Il Molise è quella regione schiacciata tra Puglia, Campania, Lazio ed Abruzzo, un piccolo lembo di terra praticamente dimenticato della penisola, checche' se ne dica. Come ben sanno gli attivisti che si trovano ad operare in contesti geograficamente decentrati (svantaggiati se paragonati ad altre zone più proficue, almeno in termini di situazioni e opportunità), quanto viene prodotto nell'underground fatica ancor piu' ad emergere, anche se il mezzo Internet può contribuire a far circolare meglio la proposta presentata. Certo, sempre meglio del passato, dove lo sforzo per far sapere che esistevi era maggiormente dispendioso, gap ovviato in ambito musicale da passionali metodi cheap come le fanzines e le valanghe di flyers che diventavano fondamentali, assieme al tape-trading, concerti e passaparola tra i più informati. Proprio in questo modo venni a sapere degli Excidium, ottima band del panorama thrash/death metal locale della seconda meta' degli '80 (ricercateli!), come ricordo sempre in ambito thrash i Thorax, più recentemente invece ho letto dei Blind Ride...per il resto non mi sovviene altro, anche se sono certo ci saranno state tante altre espressioni. Proprio per questi motivi, una release come questa, perdipiù fatta da parte di un giovane gruppo, mi spinge a parlarne.

La band, già intestataria del cd omonimo, sceglie il vinile per la seconda uscita, grazie allo sforzo congiunto tra TPIC e Dischi Rozzi, due label-distro molte attive del nostro sottobosco (sempre la TPIC ha coprodotto il cd L'alieno in viaggio dei redivivi palermitani Tagliami Dettagli, che vi invito a scoprire se amate il più viscerale punk/HC melodico trattato alla Kina).

Un grezzo carattere caratterizza i 9 compressi brani, HC perlopiù fast -con voce che mi ricorda i Bloody Riot-, tipico di quando la concitazione prende il sopravvento, accentuata da una impastata registrazione, che abbisogna di una maggiore messa a fuoco che naturalmente verrà. Intanto danno un assaggio del loro essere rapidi esecutori, dove risaltano la brutale title track, e le dinamitarde La differenza e Brucia dolore, violente frustate che vanno dritte al punto.

Suoni da un mondo che vacilla sempre più pericolosamente, con testi a fare il paio con quanto espresso (riportati nel foglio allegato), armati di urgenza che si fa comunicazione di un sentire disagiato e fuori posto, dove emergono nervi e ferite lontano dall'essere sanate, che nascono dallo scrutare una squilibrata realtà che non si confà alle aspettative più sensibili... Disillusione che si fa sfogo ma anche forza costruttrice, magari cominciando proprio concretamente da un disco. Aldilà del risultato, peraltro incoraggiante, un segno di cosa significa sentirsi vivi e parte di una comunità ricettiva, battitori liberi in barba a qualsiasi difficoltà, qual è il DIY. CBHC presente!

DEFEZIONE / TPIC: MARKOSKAPUNK@HOTMAIL.IT

DISCHI ROZZI: dischirozzi@libero.it


mercoledì 21 luglio 2021

SUD DISORDER Senza amor non vale nulla (lp/cd maggio 2021)

 



Finalmente abbiamo tra le mani il nuovo disco dei quattro disorders, dopo un'attesa di ben 6 anni. Un lp risalente al 2015 accolto bene nella comunità HC, garantito dai tanti bei giretti su e giù per lo Stivale e qualche puntata fuori, situazione, quella live, dove sicuramente danno il loro meglio fino all'ultima goccia di sudore.

Nel frattempo i nostri non sono stati con le mani in mano, cosa che si avverte subito dal risultato finale delle sessioni scaturite al Sudestudio di Stefano Manca (che, va detto, ha saputo cogliere appieno potenza e dinamismo del SD sound). Sì, perche' stavolta si sono superati, facendo davvero ringhiare i loro strumenti, come potrete ascoltare in Senza amor non vale nulla, dove forniscono una prova superba, di quelle che mordono muscoli e coscienze.

I brani risentono dei loro ascolti e/o influenze ma senza invadenti soggezioni (echi sparsi Satanic Surfers, Propagandhi...e Hobophobic!), ben costruiti e oliati da intensivo rodaggio in cantina, un investimento totale tanto hanno lavorato in fase di rifinitura, aggiungendo tanta farina del proprio sacco all'amalgama generale. Corroborante HC/punk ad alta gradazione anthemica, irruente ma sentimentale, generato da una ribellione che si insinua e trasforma il proprio vissuto, senza punti fermi tranne i nostri, pur nell'incertezza del domani se non dell'oggi stesso: quella rabbiosa dignita' che ci appartiene e fa della relazione/interazione tra esseri umani la propria arma solidale.

11 botti dotati di un'esuberanza trattenuta a stento, che si alternano veloci e scalpitanti (ma senza battere record di velocita'), corde e pelli che caricano a puntino una voce pronta a sgolarsi nell'esplicitare liriche incendiarie (amplificate da centrati cori); parole grondanti vita reale, siano esse brutali o sarcastiche, tra disagi, conquiste e rivendicazioni, esclamate col beffardo riso sulla bocca. Oltre i confini rompe subito gli indugi, proiettandoci dentro l'infervorato clima di lotta richiamato, Con o senza di te acchiappa all'istante, grazie ad un gran giro melodico che fa penetrare appieno nella tenerezza risentita del testo, sensazione replicata in Ancora soffia il vento, Rabbia Antifa dice tutto gia' dal titolo, fino ad arrivare allo sferzante Il Male siete voi, il pezzo piu' diretto e movimentato della raccolta.

Colpiscono poi i duetti con gli ospiti (due a due sull'asse TO-TA), scelti in base ad affinità elettive: Sabino (Bellicosi/Titus/I giorni dell'alba) dà la sua impronta nella grande Il gioco dei Morti (dalla indiavolata verve fast 'n'roll!), Eugenio dei Bull Brigade interviene spavaldo come piace a noi nella fiera confessione della title track, e poi i bloodbrothers Luca (Hobophobic/Carne) a marcare l'incalzante Cenere e Enrico SFC, che ci mette molto del suo nel caratterizzare l'esplosiva Poison City Iron Front (vertice del disco, per testo, tiro, coinvolgimento ed energia sprigionata, un instant-classic che rimarra' nella storia locale del genere). Ecco, proprio quest'ultima nominerei definitivo simbolo sonoro di Taras, così come adotterei Goal di Fido Guido come trascinante inno per il (neopromosso in serie C!) Taranto Calcio, e la cruda Jonic deathrow Manifesto a firma SFC, rappresentazione, per quanto sanguinante, su cosa significa vivere nell'area ionica. Sentirsi coinvolti nella narrazione, sapendo che, nonostante tutto, ci si batta affinché non sia ancora detta l'ultima parola sul destino da altri sancito, accresce quella fratellanza verso chi è riuscito a trasmettere efficacemente quel senso dentro una canzone.

Chiude nel migliore dei modi la sempre emozionante Questi anni, semplicemente il più toccante pezzo della storia HC/punk nazionale, reinterpretata con il cuore in mano, autentica dichiarazione d'amore verso la band che lo ha scritto (Kina, anno 1988), con quel testo e musica ancora in grado di far vibrare corpo e mente, tanto da far breccia tra le varie generazioni succedutesi in Italy (feeling che in Puglia è iniziato da subito e rafforzato nei decenni, cosa che posso testimoniare di prima mano).

Edizione lp a cura di Motorcity prod. e digipack cd alleanza Dischi Rozzi/Poison rec, dalla curata grafica e packaging (con quella rovente palma sul molo nei pressi della Casa Occupata nella citta' vecchia, a fare da ponte con il passato di casa, vedi I sogni a naufragare e Portami lontano da qui; il mare, portatore sì di opportunità, sogni, ma talvolta pure tragedia da mettere in conto, con quel moto sempre centrale nelle vicende dei nostri...calma e tempesta, riassunto dell'indomito carattere della band).

I Negazione cantavano decenni addietro Brucia di Vita: in pratica, forte e chiara, l'essenza di SANVN.



venerdì 18 giugno 2021

EVERSOR Closer (12”ep - febbraio 2021)

 


Parlare di un gruppo di cui si ha stima e che si segue da una vita, fornisce diversi vantaggi. Giocano a favore indirizzo e gusto musicale condiviso, storia della band quanto conoscenza diretta delle persone che stanno dietro gli strumenti. Approcciarsi però potrebbe portare delle insidie, in quanto le aspettative cui carichiamo ogni nuova prova -specie se si confronta con l'apprezzato passato-, alzano sempre l'asticella del richiesto un passo oltre, portando a tenere conto di alcune varianti, piacevoli o meno che siano.

Ho conosciuto i gabiccesi nella fase 1 della loro storia, quella marcatamente thrash/death, al debutto nel 1989 con il 12” The cataclysm, che onestamente ricordo più per la cattiveria del materiale (passato in radio nel mio primo vero programma a fine 1990). Bene, poco dopo vedo la band sul sampler Klein Circus e a ruota il 7” Psychopathic Intentions sempre su Circus/Blu Bus, all'epoca una della eccellenze del circuito HC/punk nostrano (fondamentale per la band anche nelle convinte scelte diy a venire, un impatto umano e musicale scaturito grazie al comune sentire per i Kina) e conoscendo la combriccola aostana un certo stupore si fece largo nei miei pensieri: mai vista una metal band nel loro catalogo! Ma quando incappo nell'ascolto di Friends, felice parto del 1994 che segue lo split con gli Accidia segnando il definitivo passaggio all'HC, la sorpresa sarà ancora più gradita (anche per chi come me ama il metal estremo in tutte le sue forme). Un lp fresco ed attrattivo, grazie a quel melodismo che via via affineranno nel tempo in maniera sempre più ricercata e profonda; se l'asse portante prima era la violenza sonora, da qui lo diventa la melodia in tutto il suo vibrante campo emozionale (in grado di attirare i difficili favori della trasversale audience HC punk nostrana quasi all'unanimità). L'ammaliante caratteristica sad but positive poi mi conquisterà nel 1996 con lo splendido September (spunto per intervistarli su Urlo, magazine col quale collaboravo all'epoca dei fatti in questione), celebrato come uno tra i nostrani migliori album rock -non in- italiano da Extra Mucchio nel 2012, ribadita nel -mio preferito- più duro e conclusivo mini Breakfast Club del 1998 (senza dimenticare l'esperienza datata 1993 nell'estemporanea Banda di Tirofisso -messa su da Stefano Giaccone-, nel secondo dei tre 7” pubblicati, dove prestano braccia e gambe nell'ottima title track Deve Accadere, dando forse pure l'input alla variabile banda per coverizzare, sul terzo 7”, Finish dei MC4 in chiave acustica). Stima confermata fedelmente anche con il passaggio al monicker MILES APART, adottato subito dopo la defezione del batterista Valentino, che arricchirà la storia discografica dei f.lli Lele e Marco Morosini di altri brillanti capitoli, meritevoli come i precedenti di stare tra gli indimenticabili del genere in suolo natio...e non: il trio viene invitato a suonare in Giappone a seguito dell'interesse di alcune releases stampate proprio nel Sol Levante dalla Snuffy Smile, così come farà in Europa l'ottima Boss Tuneage dell'amico Aston Stephens e la Day After, a rimarcare quello che noi sapevamo gia'.

Gia'...Giungiamo ad oggi. I nostri, a bocce ferme da ben 23 anni, rispolverano l'originaria sigla per marchiare l'inaspettato Closer, un disco dal peso specifico importante, prima ancora personale che musicale, non un aspetto marginale della storia dietro la sua creazione. Frutto del periodo in lockdown che ha impresso una bella scossa a quella voglia mai sopita di farsi sentire, un bene augurante biglietto da visita per la ripartenza, come una decisa reazione alle imprevedibili variabili cui la vita ci sottopone talvolta. La voce e la chitarra di Lele ci accompagnano sempre in questo comeback con il rientrante drummer Vale, il tutto con il benestare e supervisione di Marco, convalescente in ripresa ed assidua presenza attiva per quanto nel disco le parti di basso siano state affidate all'amico Luigi Selleri (drummer dei salentini Suburban Noise, trio che non ha mai fatto mistero di essersi ispirato, tra gli altri, alle Ever-gesta). Il lato umano e l'attitudine genuina, aspetti che ho sempre riscontrato ed apprezzato, sono sempre preponderanti, caratteristica che inonda tutti i loro dischi (rimarcata anche in sede live, avendoli visti 5/6 volte negli anni)... Pregio che traspare nei 4 pezzi presenti in circa una dozzina di minuti (stampati su vinile 12” single sided), a ribadire l'heartfelt style, equamente sospinto e che combina l'energia e la risolutezza delle radici (emo) HC (l'ottima apertura con Understanding, uno di quei pezzi che ci fanno sentire nuovamente a casa, come se non fossero trascorsi tutti questi anni) con indie-rock elettroacustico delicato ma penetrante (Hold the rain e Closer, deliziosi quadretti che ogni buon fan di MC4 e Last days of April dovrebbe considerare), cioè le due anime del bel sentiero percorso dai nostri (con la terza traccia What are you fighting for? a fonderle egregiamente), in una linea di continuità con quanto fatto, che guarda avanti con rinnovata fiducia. Le (belle) liriche dolci/amare, fatte di pensieri e connessioni che animano, con spirito partecipativo, quell'esperienza continua che definiamo esistenza, dove sfera privata e pubblica convergono e ci definiscono come persone, cementano il legame stretto a suo tempo.

Copertina dell'illustratore Alessandro Baronciani (che suonava, per chi non lo sapesse, negli Altro), coproduzione allargata con Hellnation, Elsa, Green, Assurd e la jappa Waterslide, tutti coinvolti come una grande famiglia a suggellare nel migliore dei modi un decennale rapporto di amicizia.

Un bel vinile che si consolida con gli ascolti, grazie alla forza dell'avvincente intreccio suono/testi e tutte le emozioni che da esso scaturiscono, così fluide e organiche. Nulla è andato perso: rimane sempre un bel heart's affair... Bentornati.




martedì 9 febbraio 2021

Masseria MAIZZA - Fasano (BR) 1996-2002 ...Old's Cool!

 


Semplicemente, un breve ma doveroso ricordo di una grande esperienza nostra, per vicinanza e sentimento.

Sì, perchè quella bella e spaziosa costruzione immersa nella campagna e non distante dal mare, qual è stata la masseria Maizza, è stata la casa ove incrociarsi nei tanti fine settimana durante quei sei anni e poco più che hanno segnato il suo intero ciclo esistenziale, che molti di noi ancora sentono con smisurato affetto, al netto dell'effetto nostalgia (canaglia).

Vado a memoria...

L'atto finale fu la conclusione, nel settembre 2002, del contratto di comodato d'uso decennale siglato tra proprietà e cooperativa sociale cui era stata data in gestione, e nonostante l’impegno per cercare una mediazione sino all'ultimo istante, era chiaro a tutti che l'altisonante progetto di sfarzoso snaturamento avrebbe prevalso. Infatti era già in cantiere la trasformazione del sito in un agriturismo de-luxe, con tanto di piscine e campo da polo per ricconi. E così fù. 

Ma cosa avrà avuto di così speciale questo posto, per parlarne ancora a distanza di oltre 18 anni? Lo ripeto, una delle più illuminanti esperienze locali.

La storia fu attivamente promossa e inizialmente avviata, diciamo nel 1995, grazie allo sprono della Rumble Fish Corporation, stoica diylabel-distro messa su da Antonello L'Abbate con gli altri Shock Treatment, decani della scena pugliese in ballo dal 1991 al 2003 (con ben 6 dischi e 3 demo-tapes pubblicati: immaginate un suono stravolto -a trazione ritmica- che si abbevera della fonte post nelle sue varianti dissonanti e arcigne declinazioni, che siano core o noise, hard o punk, se non tutte insieme in libertà), i quali decisero di dare mano preziosa ai pochi gestori, collaborando fattivamente alla vita del luogo, rianimato con il coinvolgimento delle nuove leve autoctone, accomunate dal collante musicale e desiderose di crescere con le proprie forze. Man mano che la convinzione cresceva ed il gruppo costituente si conosceva all'atto pratico -anche dibattendo criticamente- la faccenda montava e meglio si definiva il progetto in essere che si erano prefissi, proponendo attivita' che rispecchiassero le anime degli attivisti, senza obblighi né convenienze di facciata, solo voglia di fare a modo loro e niente più. Meglio fare che non fare, no?

Così nacque l'idea che l'avrebbe fatta conoscere e ricordare negli anni, una meritata fama guadagnata sul campo con quel ghiotto appuntamento che si teneva puntuale come un orologio svizzero ogni anno a luglio: il Rumble Fish festival, che muterà poi denominazione nel 2001 in Maizza festival, tributo appunto all'accogliente masseria ospitante. L’iniziativa era volta a mostrare, nel corso della consueta due giorni, band -principalmente HC/punk- dell’area underground italica, orbitanti nell'universo dell'autoproduzione; dalla prima edizione in una diversa location (Circolo Pericle) con soli gruppi locali, alla prima nazionale del 1996 durata ben tre giorni, che in realtà fece da presentazione al cd Get the Usual suspects out, coproduzione a 4 che vide coinvolta la stessa R.F.C., con la presenza di quasi tutte i nomi partecipanti alla -valida- compilation (qualcosa come 16 band su 20!), poi stabilitasi con lo standard degli 8 gruppi in cartellone, andata avanti sino ad arrivare alla ottava ed ultima nel fatidico 2002, quella accolta, per la prima volta, da uno scroscio d’acqua tale da costringere a tenerla indoor. Ogni anno ho fatto in modo di esserci, come tanti altri, pur vivendo altrove, riuscendovi sempre e comunque...Perche'?

Il significato di scena emergeva e si rafforzava proprio in queste situazioni, tra incontri e reincontri, nuovi e vecchi amici con happening all'insegna della sbracata (pre) vacanza, specie per le truppe calatesi fin quaggiu' a godersi mare e campagna, per quanto in basic condition, spiattellati in un weekend di quelli belli torridi, come da sudata consuetudine pugliese. Abbracci e baci, scambi e acquisti dai banchini, progetti da sviluppare tra improvvisate cordate diy nate davanti un piatto di pasta, una birra o partita a calcio, foto, video e quant'altro ci faceva sentire sulla stessa lunghezza d'onda, contribuendo ognuno a modo suo a creare l'evento.

Personalmente non dimentico diverse serate tirate a fare l'alba, passate a chiacchierare su mille argomenti, col Presidente Antonello (l'urlante burbero dal cuore d'oro) o qualche cena di ritrovo a cazzeggiare ascoltando musica, suonata o diffusa, anteprime di pubblicazioni, fossero fanzine (qui operava l'ottima Karta Kanta/Carta Stracci del bell'Angelo Olive), cassette e/o dischi poco importava, predominava il piacere di stare insieme... Momenti superlativi che hanno cementato amicizie toste, di quelle che sopravvivono, che ci si riveda dopo 10, anche 20 anni e sembra invece come la sera prima.

Oltre a una vagonata di italiani, anche diversi gruppi esteri hanno calcato le assi del palco in&out (con il clou Avail/By All Means nel sett. 1998), nonostante la parsimonia con cui venivano organizzati i concerti (di media un paio al mese), conservando quella voglia di divertirsi nell'organizzare le cose, anche perchè le attività non erano finalizzate solo all'atto live o unicamente recuperare fondi per autofinanziarsi (per quanto una costante dei posti autogestiti simili...gia', il prezzo della liberta'). Difatti, le iniziative messe su dal collaudato staff (sfidanti all'ultimo sangue nei tornei di risiko promossi, va detto) erano varie e si susseguivano tra programmazioni di film/documentari, presentazioni libri, oltre al laboratorio di restauro mobilia, info shop, passando per il mercatino di abbigliamento di seconda mano (senza dimenticare la creazione di due sale prove, solitamente ad uso degli interni S. Treatment, i fuzz corers No Exit ed i cafo-noisers Phonorakes e dalle filiazioni scaturite dallo scioglimento delle ultime due, l'effervescenza punk-r'n'r dei Gangway! Man ed il sofferto incedere post-HC degli Erpice, tutti con dischi all'attivo, passando anche per Brusca e Superbarbers...). Una preziosa palestra per tanti giovani alle prime armi e non che, da quest'insieme, hanno saputo trarre stimoli per costruire autonomamente il proprio modello nelle proprie aree di riferimento, anche se a due passi. Altre solide situazioni si sono susseguite nei dintorni negli anni (la Masseria Foresta Autogestita, tuttora attiva e impegnata, per dirne una) però il fatto che si respirasse quel senso comunitario la rendeva speciale, se non familiare, almeno per chi l'ha vissuta nella sua forma più sana e coinvolta.

Insomma, in un periodo pur propizio per occupazioni e contesti autogestiti (se ne contavano in regione una quindicina, oltre a varie t.a.z. improvvisate), una tappa fondamentale per la Puglia nello sviluppo dei fermenti antagonisti del tempo, un cantiere dove i gruppi trovavano la famosa isola felice, imbattendosi realmente nella pratica cultura do-it-yourself, sbattimento e soddisfazioni inclusi, andando anche ben oltre il piano squisitamente musicale. Una inestimabile esperienza per chi come noi ha avuto la fortuna di viverla e, anche dopo quasi quattro lustri, unica. Sì, una nostra gran bella storia, di fatto alternativa.


P.S.: Diretta appendice, visto il naturale collegamento col fin qui narrato, il nuovo posto autogestito, attivato nel 2003 da diversi orfani coinvolti nella precedente storia: il Coccaro 3, nome preso dal riferimento ubicativo dell'area (la stessa della vecchia locazione). Quando le cose cominciavano ad ingranare, nel marzo 2006 i locali furono bruciati in maniera dolosa, provocando ingenti danni alla struttura dell'intero casolare, inclusa la strumentazione ed il resto presente nelle stanze, che solo grazie ad una sottoscrizione da mutuo soccorso diy su scala nazionale fu resa meno pesante, almeno dal punto di vista economico. La conseguenza però fu la prematura interruzione delle attività, e purtroppo stavolta a tempo indeterminato. La memoria rimane, nel bene e nel male, che si sappia...

Citando alla rinfusa, un caloroso saluto e perpetui ringraziamenti a:

Antonello e Oriella, Fernando, Achille e Elena, Francesca, Ignazio e Domenico, Michele, la famiglia Olive (Angelo, Vincenzo e Franco), Paolino, Pierino, la coppia in trasferta Cristina e Donato, Giuseppe Pugliese, l'altro Giuseppe, Stomeo, Vito, Palmina, Piero, Lucio, Annarita, Gianfelice, Ambrogio... e tutti gli altri coinvolti, che solo il sopravanzare dell'età mi fa involontariamente dimenticare.