lunedì 8 agosto 2016

MC4: And the Pop fell like bullets from a gun...



Avete presente quelle bands che vi danno un sussulto irresistibile, così forte da indurvi brividi tanto ci si identifica con le loro creazioni? Si che lo sapete, incalliti musicofili…Bene, per me i MC4 sono nella lista, ed in un posto adiacente la pole position. Doveroso quindi un riepilogo storico, a colmare un vuoto informativo a riguardo... Anzitutto specifico che il nome non è una parodia degli agit-prop americani MC5 (Motor City Five) ma è tratto dal fumetto "2.000 A.D." ossia le avventure del noto Judge Dredd, laddove Mega City Four sta per il nome della sua città, ok? Vamos!

Il quartetto si forma nel gennaio 1987, composto dai fratelli Darren "Wiz" e Danny Brown (voce/chit. + chit./cori) ed il bassista Gerry Bryant, ossia 3/4 dei Capricorn (attivi dal '82, con il demo 15 tx fuori “The good news tape”) + l’ex batterista degli Exit East Chris Jones, a Farnborough, paese dei sobborghi di Londra. Trasferitisi nella capitale, entrano subito in contatto con la scena locale, rilasciando un demo di 4 pezzi nel marzo ’87, lodato dalla 'zine “Suspect Device”, che con l’altra “Haggle” –alla quale allegheranno una tape con 2 pezzi rimasti inediti, “Behind Closed Doors” e “Silent Witness”- risulteranno agli inizi fondamentali nel promuoverli degnamente. Per l’esordio vinilico bisognerà attendere il mese di settembre, quando si autoproducono il 7” Miles Apart / Running in Darkness, tirato in 1000 copie (andate a ruba in tre mesi), due pezzi che, grazie al perfetto bilanciamento melodico pop/aggressività punk, riscuotono una certa attenzione, in primis quella della Decoy/Vinyl Solution, negozio ed etichetta già con varie produzioni (P. Daze, Stupids, Les Thugs, Hard-ons, Cateran), che ristampa il singolo nel marzo '88 convincendo la band a legarsi a loro. Le recensioni sono impressionanti: nel medesimo anno vengono invitati dal compianto John Peel (che diverrà un loro grande fan, tanto da volerli come ospiti anche per la festa del suo 50° compleanno nel 1989!) a registrare per il suo storico programma su Radio One, che presenta “Miles Apart” come uno dei migliori esordi punk assoluti, definendola la “Teenage Kicks” (di memoria Undertones) del nuovo decennio… Se non è incoraggiamento questo! Le cose ingranano da subito, e tenendo fede alla loro politica del suonare a più non posso e farsi così la migliore pubblicità, seguiranno tante date in ogni buco dello UK: solo con gli amici Seers ne faranno 75, diverse altre con gli Instigators… La band nominerà appropriatamente il tour natalizio “Loosing our jobs by Christmas”! Altri tre singoli di brillante fattura si susseguono nell’arco di qualche mese (Distant Relatives/Clear blue sky -singolo della settimana su NME- Less than senseless/Dancing days are over e Awkward Kid/Cradle) e la partecipazione alla compilation della Link Underground Rockers (con Instigators, Guitar Gangsters, Crack, Sect, Magnificent ed altre; uscirà anche un vol.2 con S. Things, HDQ, Manic Street Preachers, ABS…) con i nuovi pezzi Shattered e la 77ina Claudia, vinili che aumentano l'attesa riguardo l'imminente esordio lungo, come anche la fila dei detrattori, che li aspettano a tale varco per smontarli e sgonfiare l'hype underground che si era nel frattempo scatenato, e non solo attorno a loro...Difatti vengono inclusi nel gran calderone dell'allora nascente filone pop-core albionico, con i vari Leatherface, Senseless Things, Drive, Ned's Atomic Dustbin, Snuff, Sink, Sofa Head, Seers, Cateran, Perfect Daze, gruppi cugini più che fratelli sul piano stilistico, ma si sa il voler creare una scena a tutti i costi causa confusione, provocata ad arte da riviste e giornalisti rampanti.

Quando però arriva TRANZOPHOBIA a fine ‘89 molti sono costretti a fare dietro-front, confermando che quanto si era detto non era frutto del caso: lo provano 14 tracce prodotte da Iain Burgess (un sodalizio iniziato col quarto singolo e che andrà avanti per un paio d’albums, già spippolatore per Big Black, Rapeman, Naked Raygun, Didjits...scomparso a febb. 2010 ndR), dove i germogli intravisti coi singoli -tutti esclusi dal disco, segno di grande sicurezza- appaiono maturati in rapida fretta, donandoci un fresco melodic punk arricchito da un soffice ma evidente tocco emozionale di fondo (non emo, ok?). Il trittico iniziale Start, Pride & Prejudice, Severe attack of the Truth fa scintille, ma anche Alternative Arrangements e What you’ve got ci dicono che è nata una grande band. Se ne accorge anche il pubblico, tanto da trascinarlo in vetta all'Indie chart nonchè spingerlo nella National! I paragoni con i Buzzcocks si sprecano, loro grande influenza, specie nell’approccio alla materia pop/punk: ricordo bene di essermi avvicinato con molta curiosità basandomi sul gran chiacchiericcio che si faceva sul loro conto, un dilagante seguito sotterraneo che montava nel corso dei dischi che si succedevano in casa. Nel 2002 verrà ristampato dalla Cherry Red, nuova titolare dei diritti del catalogo della defunta Decoy.
A dimostrazione del felicissimo momento sfornano un nuovo 12"ep nel marzo '90, intercalare tra i primi due lp, che diventa probabilmente il Mega highlight: parlo di There goes my Happy Marriage, 4 tx dove spiccano la triste grazia di Finish e l’energica Thanx (da rapimento sensoriale…i loro anthems definitivi?). Stefano Giaccone, col suo ottimo progetto Banda di Tiro Fisso, nel terzo ed ultimo 7” Silvia Baraldini (1994) riprese a meraviglia Finish in chiave acustica. In occasione del soggiorno londinese dei Mudhoney invece, le bands si incontrano e mettono su una estemporanea fusione per una sola serata di puro divertissement live al Marquee chiamata, ovvio, MegaHoney! Insieme parteciperanno due settimane dopo all’estivo Reading Festival. Il quartetto suona a ruota libera ovunque (300 concerti solo nell’89!), Italia per la prima volta inclusa, e così si arriva al nuovo capitolo WHO CARES WINS, 14 nuove tracce all'insegna di un travolgente melodic punk/pop a presa immediata dalle tinte autunnali (che purtroppo paga qui lo scotto di una produzione che ne smorza il fascino), dalla prima all'ultima nota un superbo concentrato di indubbia caratura, alimentato anche da testi sensibilmente intimisti basati su relazioni inter/personali, affrontati in maniera adulta anche quando parlano di problematiche e insicurezze giovanili. Scatenati in Open, Rail e Balance (i pezzi più veloci da loro incisi, in odore Bad Religion), malinconici in Messenger e Mistook, frizzanti nell’opener Who Cares? e in Revolution… L’affiatato gruppo è al top della condizione, ed anche negli States qualcuno comincia a nominarli: su tutti, il famoso Rodney Bingenheimer (l’equivalente americano di John Peel), tanto che il brillante No such place as Home risulterà il brano più richiesto per alcuni mesi di fine 1990 nel suo radio-show “Rodney on the Roq” sulla emittente KROQ di L.A. Il disco diventa l'atto di congedo dalla Decoy, che prima di diventare orfana dei propri best sellers, editerà l'anno successivo TERRIBLY SORRY BOB, l’ottima raccolta dei primi 4 singoli, il 12" ed il raro pezzo No Time dal 7" promozionale della label stampato in 1000 esemplari (con gli amici Les Thugs, HardOns e Bomb Disneyland), cadeau d’ingresso ad un concerto all'Astoria nell'89.

Il gruppo è ormai una autentica istituzione del panorama indipendente britannico, tanto che al ritorno dal nuovo euro-giro di cinquanta tappe (ben sette solo da noi nel febb.'91, nella cui ultima al Bloom di Mezzago (MI) vennero intervistati da Vix Maze per l'indimenticato cult-magazine Blast) firmano per la Big Life, collegata alla Polygram. Il rapporto viene inaugurato dallo splendido 7”ep Words that Say, dove svetta la perfetta title-track (ma Lipscar e Untouchable non sono da meno) ed a ruota SEBASTOPOL RD, che si presenta raggiante all'inizio del '92, partorito come il loro album più ambizioso, che, grazie alla Caroline rec., verrà stampato anche oltreoceano (l’unico appositamente negli States). Pop chitarristico delicatamente distorto dal feeling sentimentale, mai volgarmente accattivante, con Ticket Collectors, l’umbratile Clown e Props a rimanere impresse (puro MC4 doc sound), così come la pacata Callous e la bittersweetsymphony della conclusiva Wasting my breath -escludo il semi Replacements plagio di Anne Bancroft, roba da recitare un mea culpa-, prodotto in maniera cristallina da Jessica Corcoran, che forse accentua la vena pop dei brani... La Cherry Red, tramite la sussidiaria 3 Loop music, ha ristampato nel 2014 in expanded edition il cd, addizionato dai singoli dell’epoca, b-sides e varie tracce demo.
L'album si rivelerà il più fortunato della carriera (41° nella National chart), trainato dal singolo Stop (36° nella stessa), una bella canzone dal piglio Husker Du, altra marcata influenza, dei quali dal vivo rileggevano Don't want to know if you are Lonely, inclusa pure nel doppio lp INSPIRINGLY TITLED – THE LIVE ALBUM, del nov. ’92 (esiste anche una studio-version calligrafica sulla comp. francese On Another Planet). Giudicando dalla scaletta, devo dire che è stata effettuata una mirata selezione del loro percorso dal 1990 fino a quel momento. Cercatelo, al pari dell'album su Strange Fruit che assembla le due PEEL SESSIONS, quella di agosto '88 di 5 pezzi e l’altra del sett.93 con le restanti 4. Poco dopo sarà la volta del nuovo spumeggiante singolo Shivering Sands, che raggiungerà il picco più alto della carriera, piazzandosi al n.35 della classifica, a cui seguirà immancabile il nuovo tour continentale, con altre tre date peninsulari (Castelnuovo del Garda, Bologna e Firenze).

Il successo è crescente, le comparsate tv aumentano, ma la band non sembra particolarmente a suo agio mostrando piuttosto un atteggiamento sobrio, tipico di gente che vuol mantenere un profilo basso riguardo lo starsystem (da qui la scelta di non dotarsi di manager). Comunque, non paghi nonostante l'iperattività, aprono il '93 con l'uscita di MAGIC BULLETS. Sicuramente l’album più introspettivo sfornato, con l’adeguata produzione di Chris Potter e la bella copertina dell’illustratore Tim Jonke, che però non raccoglie i consensi dei precedenti nonostante la bontà delle 13 composizioni, che svelano un’atmosfera meno pervasa dalla teen-verve a loro cara, ponendosi come un misto tra quanto fatto in precedenza e un possibile dopo appena abbozzato. La rilassata Drown colpisce, così come le tirate Rain man e Greener (punti di contatto col recente passato), azzeccate Enemy skies ed il singolo Iron Sky (deboluccio invece l’altro Wallflower). Seguono le apparizioni ai rinomati Phoenix Festival di metà luglio e Glastonbury (sul palco del NME, spinti dalle firme Simon Williams e Steve Lamacq, loro accaniti fans), ma tutto ciò sembra non bastare… A causa di questo tiepido riscontro l'etichetta tronca anzitempo il rapporto nel sett.'93, ma i 4 non si perdono d'animo e sono ben lungi dal mollare. Dopo un periodo di riposo, passano ancora più tempo on the road, rispuntando con un 7" condiviso con i finlandesi Refreshments nel febb.'95, suonano prima in Spagna e poi in Scandinavia una dozzina di riuscite date ed al rientro “busy” Wiz riparte stavolta per gli States a dar mano agli amici N.A.Dustbin (come già fatto con i Therapy) a corto di chitarrista per tre settimane di tour. Dopodichè sono i MC4 a varcare l’oceano, ancora una volta senza un contratto: i nostri continuano imperterriti a comporre brani e rodarli in tour, tanto che al ritorno in patria ad attenderli trovano la Fire records, entusiasta dell’acquisto puntato e conseguito.
Anticipato dai singoli Superstar e Skidding, coi quali inizia il periodo delle accese copertine firmate da Helga Phillips, nel ’96 esce il policromo SOULSCRAPER, sempre prodotto da C.Potter, con 11 brani -la prima edizione vinile includeva un 7" con l’inedito Dustbowl, ripescato poi sul n.5 della comp. Snakebite City della Bluefire-, che perdono forse in immediatezza pop ma guadagnano in termini di elasticità, ridefinendo il proprio canone sonoro giocando con chitarre più incisive e parti più dilatate ma pienamente melodiche (una sorta di hard shoegazing simil Swervedriver). Il disco divide i fans: c’è chi dice che è stanco, chi lo esalta… Una prova valida ed onesta che li avvicina maggiormente all'indie-rock, che con le energiche Android Dreams e Slow Down, così come le più articolate The dog lady e I know where you live, e la brumosa I stop breathing cattura a dovere. Qui si apre una nuova stimolante fase, in un momento nel quale sarebbe stato più redditizio gettarsi nella mischia visto l’imperante trend brit-pop, ma la decisa voglia di non confondersi con quelle edulcorate bands, ha fatto sì venisse amplificata l'evoluzione in atto a scapito delle tentazioni commerciali, fattore che, sommato ad un minore richiamo mediatico concesso al gruppo rispetto al passato, ha probabilmente significato lasciar perdere le residue, se non ultime, luci della ribalta. "Siamo pur sempre una band dalle radici punk!" dichiarò convinto Wiz a tale domanda...Tanto per cambiare la volubile stampa li affianca stavolta ad un'altra scena, per ultima quella denominata traveller-baggy, forse perchè continuamente in giro (dal '91 al '95 hanno fatto 450 gigs, Giappone incluso)... Con questo album però finisce la Mega-story, che si sciolgono nella primavera dello stesso 1996. Forse l’ultimo inedito pubblicato è Take me Alive, che vedrà la luce sulla comp. della Mother Stoat The best of Splatch! nel 1997. Resta il rammarico per quello che poteva svilupparsi, egregiamente fissato con Soulscraper… A questo punto Wiz vola in Canada accettando l'offerta dell'amico J. Kastner in soccorso urgente ai compagni di tours DOUGHBOYS, partecipando in parte sia alle sessioni che alla composizione dell'album Turn Me On, bissando quanto fatto con il precedente Crush (disco d'oro in Canada), dove aveva co-firmato Fix Me e la splendida Shine, uno dei pezzi più belli nonché maggior successo della compagine...Il Kastner aveva ricambiato scrivendo per Soulscraper l'opener Android Dreams (pubblicata pure come singolo) e Picture perfect. L’esperienza canadese durerà sino a fine anno, quando deciderà di ritornare in Inghilterra.

Fortunatamente Wiz, dopo una pausa utile a far chiarezza sul da farsi, non si lascia sfuggire l'occasione di mettere su un nuovo outfit, concretizzandolo con l’inflazionato nome SERPICO (non confondeteli con i newyorkesi capitanati da John Lisa), che dopo una 3 tx-tape del luglio '99, a dicembre 2000 rilasciano il bel cd Everyone vs. Everyone su Boss Tuneage. Umilmente Wiz ricomincia daccapo con rinnovata fiducia, gente nuova ed un bagaglio di esperienza non indifferente...e si sente: 6 ottimi pezzi (un gioiello Little Star!) in cui riconosciamo la mano di chi li ha composti, che richiamano gli ultimi MC4 più energici e corposi, con intatto pronunciato gusto melodico. Una positiva rentrée, degna delle migliori pagine del nostro. La band si scioglierà nel 2002 e dalle sue ceneri nasceranno gli IPANEMA (ennesimo nome affossa carriera!): dopo l’esordio 7”/cds Je suis un baseball bat/Skulls del 2003, col trio bello spigliato nei due pezzi (dalla scattante influenza Foo Fighters), hanno editato il mcd/10” Me Me Me per la solita ‘Tuneage, disco che tra l’altro segna il ritorno del compare Gerry Bryant al basso (già coinvolto nei primissimi Serpico, abbandonati poi per seguire il suo studio di registrazione nella natia Farnborough). Degli altri due Megas invece si sono perse le tracce, mancando all'appello da tempo (anche se nel 2013 il drummer Chris Jones è riemerso con le sue bacchette negli Snakes, giusto in tempo per incidere l'album The last days of Rock'n'Roll).

Ma se parliamo di MC4, non possiamo tralasciare i tanti 7”/cd single usciti negli anni, tutti con inediti, e mai riempitivi, anzi alcuni addirittura superlativi (su tutti il (ri)sentimento della mia preferita Stay Dead, accanto alle deliziose Wilderness e St.Catherine, la lacrimevole Overlap, Chrysanth, l'acustica My Own ghost, Everybody loves you, ed ancora gli inediti King of Clowns, Friends to fail, When things go wrong nonché la notevole Apparition proposti via My space e You tube), cosa che fa pensare meno alla tipica operazione commerciale di battere il ferro finché caldo o quantomeno farlo senza prendere in giro i fans. Sarebbero da raccoglierli tutti in un apposito cd! Intanto mi è giunta voce di un Best of nipponico con 21 tx, anche se non so chi l’abbia stampato e quando, quindi se qualche fanatico ne fosse al corrente please mi informi.
MC4 - Tall stories & creepy crawlies è il libro compilato da Martin Roach per la Independent Music Press nel 1993, che ripercorre la storia della band tra interviste esclusive, foto ed aneddoti vari.

Tirando le somme, dico che i MC4 hanno preso spunto dal suono dei Buzzcocks e Husker Du post 1984 (coi quali condividono l’interesse per i Beatles, omaggiati ben due volte: hanno prima rifatto Rain, e poi sul tributo Revolution n.9 A Hard day's Night), miscelandolo con un carismatico e personale taglio compositivo venato di malinconia, dalla struttura melodica semplice ed al contempo raffinata, valorizzata ulteriormente dall’inconfondibile timbro vocale e dai profondi testi di Wiz (praticamente compositore unico della band). Certo, le produzioni dei loro albums facevano pendere l’ago della bilancia in una direzione che li ha sempre portati ad essere definiti pop (almeno da “Sebastopol”…), però è anche vero che come i nomi sopra, non si sono mai fatti problemi d’immagine ed estetica sonora. Mai sono voluti sembrare quel che non erano, foderando heavy o snaturando il proprio sound per essere appetibili ad altre fasce di acquirenti (se soltanto avessero riproposto l’iniziale sound dopo l’exploit neopunk dei Green Day e conseguente revival, chissà…), bensì lasciando risaltare appieno il loro luminoso pop-charme dalle armonie squisitamente a briglia sciolta, che comunque conserverà sempre un approccio sporco fino alla fine. Troppo pop per un audience punk, troppo punk per quella classicamente pop: catchy songs dall’indole melodica che si presterebbero benissimo all'unplugged, ricchissimi di sfumature, però è quando si caricano di elettricità che quanto esce dagli strumenti diventa irresistibile! Brani sì dal forte appeal radiofonico, canticchiabili ma non di consumo spicciolo, credetemi anche qui c'è una certa dignità a fare la differenza: troppo intelligente la proposta per essere adibita all’unico scopo della scalata di classifiche e patinati sogni adolescenziali. E pensare che proprio qui da noi avevamo i loro più accreditati eredi: i Miles Apart (capito da dove veniva il nome adottato dagli ex Eversor?), alla luce di quanto fatto nei vari dischi, che sì possono anche suonare diversi ma vi assicuro colgo lo stesso spirito e magia degli inglesi. Un gran bel gruppo, purtroppo scioltosi nel 2007...che vi invito a scoprire, prima o poi!

In tempi dove si considerano punk artisti che si atteggiano a ribelli pur sguazzando nel mainstream o che si comportano da divi da salotto MTV, sicuramente i MC4 sono punk nell'animo...Naif, ma non per questo sbarazzini. Checché se ne dica, visto che lo si usa per tanti e spesso a sproposito, nella loro decennale attività hanno scritto memorabili episodi, col desiderio di esprimersi liberamente ed un atteggiamento meno compromesso di quanto possa sembrare dalle esigenze spremitutto del mercato (chiedere ai Muse, che nel 2010 hanno voluto ricordare la band come una delle loro prime influenze coverizzando Prague, inclusa nel cd single di Resistance). Chi afferma che sono stati sopravvalutati dalla critica, chi sottovalutati dal pubblico, ma una cosa è certa, cioè che hanno sempre suonato con smisurata passione... Chiamatelo softcore-hardpop-thrashpop-popcore (la fiera dell'etichetta): per me, una delle più entusiasmanti powerpop bands emerse dal punk. Quando la leggerezza non è sinonimo di facile: l’altra faccia del pop. Quella che non merita affatto l’oblio.

Un breve ricordo...
Al contrario del motto dei Clash, per i MC4 il futuro è già stato scritto, purtroppo: l'amara causa, l’improvvisa scomparsa a soli 44 anni di Wiz, avvenuta il 6/12/2006 per una emorragia cerebrale. Ciò ha fatto cambiare il senso originario di questo scritto (pronto invero già da anni), diventando a tutti gli effetti un sentito omaggio non solo alla band quanto soprattutto a un personaggio in grado di calamitare la mia attenzione e sensibilità musicale. Una persona schiva quanto disponibile e rispettata dai colleghi, come provano le sincere parole giunte alla famiglia nell’approntato sito di condoglianze, ed il benefit-gig Four 4 Wiz organizzato in suo ricordo alla Islington Academy di Londra il 4-3-2007, che ha visto mobilitarsi numerosi amici (John Kastner, Senseless Things, Carter USM, Ned’s A. Dustbin, Andy Cairns dei Therapy, membri di Ipanema e Serpico…) alternarsi sul palco eseguendo assieme ai tre Mega originali diversi brani del vasto repertorio. Dal report letto, un appassionato e commosso tributo d’affetto a colui che non c’è più ma solo fisicamente, anche perché rimarrà sempre vivo in noi il prezioso songwriting di mr. Wiz, capace di far uscire dalla sua penna autentiche gemme dotate di fantasia e conquista emozionale, che in più di qualche occasione portano al famoso brivido che vi accennavo. L'ultima uscita che lo vede coinvolto è il cd omnio 17tx Ipanema uscito a gennaio 2008 per B. Tuneage, contenente i pezzi delle precedenti releases accanto ai nuovi che dovevano comporre il previsto debut-lp, pronti già in versione demo registrati nel settembre 2006 alla vigilia della partenza per l’Eastcoast Usa tour di 7 date, che i restanti membri hanno poi ultimato in studio. In questo modo sosterrete anche il Forward 4 Wiz Trust, l'attiva fondazione messa su dalla sua girlfriend Karina Fraser, che si occupa di aiutare e dare sostegno a bands alle prime armi vogliose di farsi sentire. 
Your spirit will never fall…


 
Coz you give me strenght when i weaken, you pick me up when i am low, and there’s something that i want to say, a million times a day, Thank you, you’ve given me something new” (Thanx, 1990)