lunedì 17 luglio 2023

Dischi da rivalutare: T.S.O.L. Disappear – 2001 (cd Nitro)

 


In attesa della imminente calata che li vedrà protagonisti il 28 luglio nella serata d'apertura del bellissimo Distruggi la Bassa fest, voglio parlarvi del loro comeback album in apertura di millennio, ancora a fuoco dopo quasi un quarto di secolo

We generate monsters, we generate victims, we generate islands adrift in a system”

Già questo stralcio di testo da Terrible people basterebbe a definire l'attitudine dell'acronimo più iconico in ambito punk/HC: True Sounds Of Liberty

Ma permettetemi un velocissimo passo indietro, prima di proseguire. Nel 2004 assieme all'amico Enrico SFC ho condotto per una intera stagione il programma Frequenze Liberate (Liberation frequency dei Refused vi dice qualcosa?), grazie all'intercessione di un comune amico tarantino (grande Tanino!) che ci fece approdare a Nova Radio a Firenze. Imbattendomi nell'archivio cd dell'emittente, scopro per puro caso Disappear: mi servivano alcuni pezzi per chiudere la puntata, dato che avanzava minutaggio utile. Lo ascolto mentre lo mando in diretta mettendo primo e ultimo pezzo del cd, pescati a caso: effetto bomba! Rimango stupito dall'esuberanza che emanano i due pezzi, al punto che chiedo di portarlo a casa. Il responsabile dell'archivio mi dice che probabilmente mai era stato passato quindi ben contento di regalarlo a chi poteva apprezzarlo! Anche oggi, a distanza di anni, continuo ad ascoltarlo, e mi ripaga con le stesse sensazioni della prima volta, tanto da parlarne a chi avrà la pazienza di leggere quanto sotto.

I T.S.O.L nascono dall'idea del chitarrista Ron Emory ed il bassista Mike Roche nel 1978, ai quali si uniranno il cantante Jack Grisham e ed il batterista Todd Barnes degli appena discolti Vicious Circle a fine 1979. Da subito l'intesa funzionerà, producendo prima l'esordio omonimo 12"ep T.S.O.L (Posh Boy), selvaggio esempio del brusco carattere e liriche incitanti all'azione -di stampo politico, aderenti a posizioni anarchiche- con un sound all'altezza davvero incendiario (impossibile non esaltarsi con Superficial Love, Properthy is theft, oppure la splendida accoppiata Abolish Government/Silent majority, riprese anche dagli Slayer sul loro ottimo cover-album Undisputed Attitude, che riaccenderà interesse verso l'operato dei nostri), e quel caposaldo del punk/HC -che si è fatto- più scuro (o per molti, il nascente deathrock) che risponde al nome DANCE WITH ME su Frontier. Non dico niente di nuovo affermando che trattasi di una turbolenta doppietta che farà storia, marchiando indelebilmente la scena americana inserendo la band nel gotha degli irrinunciabili nel panorama assoluto di riferimento. 

Tuttora Dance with me gode di un rispetto assoluto da parte di ogni buon amante del più irruente punk/HC che incorpora forti suggestioni gothic, 11 nere gemme dall'avvincente sguardo morboso, imbevute di pericolosa decadenza (ma senza il disperato spleen dei coevi Christian Death): dalla grinta di Sounds of Laughter alle perversa Silent Scream, scabrosi testi horror come nella famigerata Code Blue (più per provocazione che per immersione nel mood della corrente dark, cerone e eyeliner inclusi) o la rabbia di I'm tired of Life, sino alla resa senza speranza della title-track, senza dimenticare una presenza sul palco di quelle significative (risse all'ordine del giorno, con Grisham a sedarle forte della sua mole simil armadio e impavida avventatezza pronto allo scontro, anche quando si presentava indossando una gonna). Pure l'altro capolavoro -sempre su Frontier- dal titolo Only Theatre of Pain, che segna l'esordio dei blasfemi Christian Death avverrà pochi mesi dopo e sempre nei medesimi dintorni (qui ancora con un suono debitore di innegabili radici punk: non a caso alla chitarra troviamo l'ottimo Rikk Agnew, già di fama Adolescents), a conferma che il goth attecchisce bene in California, in compagnia di Super Heroines & 45 Grave (seguiti poi da Burning Image, Pompeii 99, Psi-com giusto per citarne alcuni), adepti che proprio sotto il sole troveranno gole pronte per i loro aguzzi denti.

Dopo aver siglato un accordo con la Alternative Tentacles nel 1982, seguirà il nuovo 7"ep WEATHERED STATUES (con la notevole Man and Machine) e a ruota l'lp BENEATH THE SHADOWS, che si comporteranno altrettanto bene. L'album smorza un pò il tiro tipicamente punk aumentando il tasso oscuro del suono (ma stavolta in senso più psichedelico, dai rimandi Doorsiani), ma quello che perde in irruenza si cerca di compensare in una costruzione dei brani più ambiziosa (non sempre indovinata), arrangiamenti più curati (con inserimento in pianta stabile di piano e tastiere) e slancio rock -quando wave-, come possiamo sentire già dall'opener Soft Focus, nel fascino della strumentale Glass Streets, o nelle più ritmate ed ottime The other side e Wash away. A modo loro, a tratti persino eleganti. 

Dopo l'abbandono del Grisham (la cui particolarità sta anche nel fatto di cambiare nome su ogni disco: Delonge, Greggors, Ladoga, Delauge, Alex Morgon) e del batterista nel 1983 (i quali riappariranno sotto il nome Tender Fury, con alcuni album all'attivo), si avranno altri titoli, allontanandoli però da quanto in tanti avevano amato. 

Ad un certo punto si troveranno due band dal nome T.S.O.L, situazione che scatenò l'inevitabile disputa legale il cui risultato inibirà per un periodo proprio i fondatori dall'uso della sigla, a vantaggio del nuovo cantante Joe Wood (subentrato dall'album del 1984 Change today?, in forza fino agli anni 90, ex cognato proprio di Grisham!), che porterà la band progressivamente verso lidi hard/street r'n'r, perlopiù noti in questa fase quando i Guns n' Roses li citeranno come una delle loro influenze, portandoseli pure in tour. Difatti, se prendete il live album del 1991 uscito per la Triple X, noterete che fu pubblicato con i nomi dei quattro originari componenti, in virtù proprio di quanto detto sopra...per inciso, un disco che funge da greatest hits live, compendio delle epocali creazioni del biennio 81-82.

Comunque, ripresi i diritti della sigla e con 3/4 degli originali (ad eccezione del compianto batterista T. Barnes, deceduto nel 1999, rimpiazzato da Jay O'Brien) riappaiono sulle scene nel 2001, prima con il bel 7" Anticop/White American e poi con questo graffiante DISAPPEAR per la Nitro, etichetta nata nel 1994 (inizialmente solo per pubblicare i Guttermouth) per volere di Dexter Holland, voce degli Offspring, loro dichiarato fan e maggiore sponsor (deciso ad investire una parte della montagna di soldi piovuta dopo il successo planetario della sua band, in una attività parallela in linea col suo primm'ammore), che ce li rende belli scattanti ed in forma. 

A cominciare dalla copertina da B movie, tesa a richiamare in parte quella di Dance..., come a voler suggellare una connessione con lo spirito degli albori (facendo un salto temporale, oso dicendo che questo poteva essere il naturale seguito di quel fantastico lp), si susseguono 12 pezzi che sembrano concepiti negli ’80, ma evitano di suonare datati; diciamo attuali seppur con una registrazione d'antan, per mano del loro storico producer Thom Wilson, con chitarre focose e il recupero di quella sporcizia primigenia, con un cantato talvolta enfatico, al limite della teatralità, pochi orpelli e pezzi brevi dritti al punto per una viscerale mezzora che viene fuori di getto. Passato e presente che si incontrano, mescolano e fecondano a vicenda (con qualche inevitabile autocitazione sparsa) portando ad un risultato da assaporare tutto d'un fiato, che sembra fatto per riconquistare l'intesa tra loro, più che per accontentare i fans (anche se un pensierino alla possibile diffusione su larga scala l'avranno pure fatto, ma dubito potessero piacere agli amanti del neo-punk in voga al tempo).

Meno macabro e più agile (pure nei testi, dai risvolti talvolta amari), dalla sfacciata Sodomy al feroce sarcasmo della sinistra Terrible People, tra una notevole tirata hardcore (In my Head), l'invettiva di AntiCop, una Renounce che ti acchiappa e non ti lascia più (beachpunk a mille!), continuando con la devastata ode di Pyro o il ruggito di Automatic, le più esili Socialite (con una bella tromba finale) e Paranoid invece risentono dell’esperienza più melodica del cantante e chitarrista nei Joykiller (messi su nel 1995 con ex Vandals e Gun Club, con 4 album in score), sino alla scatenata Disappear, che con tutta la sua irresistibile veemenza chiude al meglio un disco che si dimostra convincente e genuinamente passionale. Non paragonabili ai loro terremotanti inizi, per impatto e rilevanza, anche perchè mutato a 360° tutto il contesto (all'epoca i suoni HC punk erano ancora farina freschissima da setacciare) ma la dignità qui è salva, tanto da ravvivarne al meglio la leggenda.

Nel 2003 ci sarà pure un nuovo album di inediti sempre su Nitro, DIVIDED WE STAND, che vi consiglio per un'eventuale acquisto congiunto, fornendo una bella fotografia dei T.S.O.L. fase 3, che tra una reunion e l'altra pubblicheranno anche altri dischi (l'ultimo studio è THE TRIGGER COMPLEX del 2017 su Rise), ma rimanendo perlopiù attivi in versione live. Occasione che si presenterà ormai a giorni, qui da noi per alcune date del loro euro-tour, così da poter saggiare la tenuta di questi indomiti sessantenni. Buon live a tutti!