mercoledì 12 ottobre 2022

NOT MOVING L.T.D. Love beat (lp/cd Area Pirata - 2022)

 


Colpaccio dell'intraprendente Area Pirata, già intestaria di alcune ristampe della banda, che si assicura, dopo il bel comeback Lady wine (7"ep 2019), anche la nuova incisione della storica alleanza piacentina/pisana, che ogni appassionato delle cronache musicali ricorda come punte centrali del nostro attacco underground. La loro mission ha attraversato tutti gli anni '80, solcati alla grande con svariati dischi (per Electric Eye e Spittle), rimasti nella memoria in tutti coloro che hanno avuto la possibilità di ascoltarli e meglio ancora vederli live, fama che ha alimentato il culto negli anni a venire (provate Live in the 80's, originariamente uscito in cd+dvd, ristampato nel 2021 in vinile + dvd scaricabile, via Go Down rec, il resto della discografia la trovate ancora in giro, tramite le ristampe della Audioglobe e Spit/Fire).

Lilith, Tony F., Dome La Muerte, Dany D., Maria Severine = NOT MOVING = Rock'n roll suonato e vissuto. Già si aveva chiara dalla loro immagine che non era una storia fatta solo di suoni, ma una questione più viscerale, sfogata secondo la loro wild attitude (con la lotta di resistenza indiana Usa nel cuore). Uno sporco frullato di punk, garage '60, concessioni surf, rock'n'roll indiavolato, blues dalle oscure cripte che si imparentava con una idea di dark, (neo)psichedelia illegale, sulle stesse frequenze di -coevi- partners in crime d'oltreoceano come Gun Club, tra i primi a maneggiare quell'impasto che riscopriva il roots americano rivoltandolo e dandone il proprio marchio alterato aggiornato dalla lezione punk; la scheletrica, debosciata marcia degli allucinati becchini Cramps e la disperata epica dal fulgore vitale degli X. Gioco pericoloso, specie quando si cerca di proporre la propria versione della diabolica summa, per il rischio di essere sminuiti se non affossati come fotocopie dei suddetti, spesso per il solo fatto di provenire dai margini dell'Impero, noto handicap di partenza (e fonte di ottuso pregiudizio)... Ma qui vien fuori il carattere, la forte personalità e quella sicurezza in se stessi e nelle proprie idee che si riversa nel percorso: così ci siamo accorti che l'amalgama si distingueva da quegli illustri colleghi, collegate vero da un possibile background in comune tradotto in sintesi punk (a cui aggiungiamo pure l'HC, con cui si faranno le ossa sia Dome con i primi C.C.M., che Tony, con i Chelsea Hotel), pacchetto a cui prenderanno l'anima risputandola fuori rivisitata con segno e sguardo incendiario proprio (con il santino degli Stones, quelli più bruti e sgraziati, e la geniale sregolatezza degli Stooges a maledire ulteriormente il tutto).

Una band dalla natura non imbrigliabile, troppo per accattivarsi le simpatie dei piani alti della discografia nazionale, ma non quelle di una affezionata schiera di HC/punx, dark, beat-garage-rockers e tutta la fauna del circondario rock underground che costituiva difatti il loro trasversale pubblico di riferimento, anche in Europa, dove più volte si sono recati a scombinare le serate, bombardando gli intervenuti con tutto il ricco arsenale black & wild in dotazione.

Quello che poteva essere il disco della carriera, Sinnermen, divenne per colpa di qualcuno -con una sconsiderata pratica- quasi una pietra al collo della stessa, pur rimanendo un gran disco. Misteri del più stolto, improvvisato marketing casalingo...Da quel fatidico 1986, proseguiranno per qualche altro disco per poi ammainare la bandiera sulla storia condivisa, dopo l'altrettanto vigoroso album Flash on You, nel 1988 (il bassista Danilo aveva già lasciato). 

Dome lo si troverà sempre in giro a sfornare qualche altro passo con la sigla (sempre con Maria Severine e altri componenti), poi da solo o in compagnia dei suoi scatenati Diggers alternati a DJ set, Rita/Lilith in solitaria e alla guida dei SinnerSaints riparte dalla canzone d'autore dalle tinte più acustiche e fumose degna delle migliori (e più credibili) chanteuses, accompagnata sempre dal coniuge Antonio Bacciocchi, che tra bacchette anche per Link Quartet, Tony Face Big Roll Band, Face records e penna scrivente non è mai stato fermo... potrei continuare ancora per molto, ma Love Beat mi consente di riprendere il discorso al presente, dato il cammino ritrovato in comune a seguito di legami riallacciati nel corso del nuovo millennio, tanto da spingerli a comporre nuovo materiale.

Lo spirito piu' vizioso del rock'n'roll alberga sempre nel redivivo nucleo, anche a 34 anni di distanza ben riconoscibile, come potrete constatare dall'ascolto degli 8 originali piu' la bella cover di Primitive a firma The Groupies, che segnano questo loro fascinoso rientro lungo. Come suona? Meno sconquassi ed impeto ma piu' penetrante la versione 2.0 della band: r'n'r dalla fuliggine blues (con l'immancabile sottoveste garage), scollacciato ma con maggiore grazia nell'esposizione, sottilmente velenoso seppur in maniera diversa (manca la tastiera, all'epoca parte integrante del suono). Suona nostalgico nella misura che rimane fedele alle proprie influenze, ma al contempo immette nel blend le variegate esperienze intercorse da quell'ultra trentennale dì, esemplificata dalla voce di Lilith (sposami!), più baritonale e meno selvaggia, che accresce ulteriormente il suo magnetismo (e che rimane sempre la conturbante creatura che esaltava il suono della band con la sua presenza scenica... e con tutto il punkcharme ancora intatto, come ho avuto modo di saggiare lo scorso luglio alla Limonaia in Sesto Fiorentino, dove hanno offerto una gran prova), Dome sempre sul pezzo a sfoderare il giusto riff o accordo, a punteggiare, rifinire il tutto, e duettare/bissare Lilith e Iride quando occorre, depositario di quel sanguigno credo r'n'r che diventa una faccenda di vita o morte (me lo immagino a strimpellare scolandosi qualcosa con Keith Richards e Andy McCoy, magari ricordando Johnny Thunders), il potente metronomo con anima e feeling, completo nella sua ruvida essenzialita' qual e' il modfather Tony Face (credetemi, è lui il vero rimpiazzo del compianto Charlie Watts), con l'innesto della seconda chitarra -e voce in terza- padroneggiata con cura dalla giovane Iride, gia' con Dome nei Diggers, che apporta l'upgrade di nuova energia ai Not Moving L.T.D.+I (sì, non c'e' il basso).

I quattro si divertono a rolleggiare in lungo ed in largo, attraenti sin dall'iniziale Deep Eyes (handclaps richiesti!) che spiana la strada con quel suo torrido incedere Stonesiano, rimarcata dalla carica della sveltina punk Dirty time e dal battente ritmo di Don't give up con le voci a unirsi, la focosa cavalcata rock Goin' for a ride, al caracollante passo di Love beat, che si insinua strisciante con quel gran refrain che entra con fare suadente in circolo; Rubbish land sa di polverose highways notturne dirette verso il nulla, si suda con Down she goes che si smarca invadendo vibra(n)ti territori '70 ad accendere i piu' rovinosi sensi, sino all'epilogo segnato dalla minacciosa Red Line, che riprendendo gli accordi di Goin'... con sola voce e chitarra, avverte che siamo a fine giro ma non ci dà nemmeno il tempo di assaporarla data la sua durata...breve ma appagante, come un bel bacio di arrivederci.

Il risultato e' stato molto apprezzato in giro, tanto che il disco e' già stato oggetto di ristampa in entrambi i formati, dimostrazione che stima e supporto non sono venuti meno, riuscendo ad andare oltre l'effetto nostalgia, e le prove live magari hanno fatto il resto, conquistando nuovi -altrettanto entusiasti- adepti.

No, non sono tornati per riprendersi quanto era stato loro negato, per mille motivi, nel periodo del loro massimo splendore, il mondo purtroppo non funziona così, specie quando hai sempre avuto poco da spartire con i meccanismi del circo mainstream. Un rientro senza fanfare, che non vuole richiamare i passati anni di gioventu' nè vivacchiare sulla musica, ma concedersi una nuova chance (fosse anche l'ultima), senza aspettarsi nulla in cambio, se non voglia di viverla sta cazzo di vita, alla faccia della saggezza che molti imporrebbero per presunti limiti anagrafici.

Qui ci sono intere esistenze intrise di passione, altro che messa in scena...

Un consiglio: completate l'ascolto con le due biografie Uscito vivo dagli anni ottanta di Tony Face e Dalla parte del torto del Dome. Avrete più chiaro tutto quanto.

www.areapirata.com