Lo
scritto che trovate di seguito doveva essere allegato alle copie del
lp/cd in questione, omesso poi purtroppo per problemi di spazio. In
accordo con la band, eccolo qui come intro alla recensione.
Questi
anni...Dentro di noi (marzo 2021)
Conosco
Luca da oltre 25 anni, tra noi c'è una stima reciproca che va ben
oltre il piano musicale, abbracciando sicuramente gusti e amicizie in
comune, una certa attitudine condivisa e sbattimenti sul campo (anche
minato, come può succedere talvolta al Sud...), sempre votati
a tenere viva la fiamma che alimenta ciò che entrambi continuiamo a
definire, ostinatamente, scena HC. In pieno
lockdown 2020, parlando proprio di questo, mi chiese di intervenire con
una riflessione a tema sul pensiero/azione antagonista ai giorni
nostri -alla luce del mio bazzicare nel circuito da oltre 30
anni-, gentile invito prontamente raccolto e rinnovato con la
partecipazione alla cospirazione d.i.y. che ha permesso l'uscita del
vinile/cd che avete sottomano, a firma CARNE. Con
l'augurio che queste parole siano da sprono più che un lungo
amarcord.
Allora,
ragionandoci oggi, con i macro cambiamenti di impostazioni del
quotidiano sospeso che ci sono stati (col blocco, si spera
passeggero, di situazioni e concerti, fiere, happening e socialità al bando) e che si preannuncia per diversi altri mesi, e non sapendo
ove ci condurrà, ci siamo ritrovati a dire A che punto siamo?,
se non proprio Abbiamo vinto oppure abbiamo perso? Senza
stilare bilanci, mi sento di affermare che abbiamo vissuto ciò in
cui credevamo, credo e faccio ancora oggi. E se tante cose non sono
andate come volevamo, altre magari ce le siamo fatte a modo nostro
provando a costruire IL nostro mondo, il proprio universo ideale
(più da mutuo soccorso, se mi passate il termine)
singolarmente e in comune, nel contesto lavorativo, nella propria
intimità famigliare, in quell'impianto connettivo che definiamo
società, incoraggiandoci nell'essere il più possibile attivi ed
indipendenti, scegliendo a viso aperto da quale parte stare e attenti
a non subire ciecamente ciò che si aspettava il giudicante
establishment adulto (“Finora avete giocato, ora testa a
posto e tutti in riga”), ad indicarci per inerzia e
conservazione la via migliore offertaci dalla civiltà dei
consumi. Sì, sporcarsi le mani senza paura se lo si ritiene
giusto e con tutte le contraddizioni che potrebbe comportare, senza
timori ad usare talvolta il mi interessa, senza per
questo tralasciare -quando ci vuole- il ben noto fuck off, insito nel nostro spregevole animo! Un'altra chiave di lettura dell'individuo e
dell'esistente, che rifiuta la logica del
produci-consuma-sfrutta-crepa... Quantomeno proviamo a farlo.
Personalmente,
ho visto la luce punk nel 1984 grazie a Sex Pistols e Clash,
ed in seguito nel 1987, con l'HC italiano, l'universo
dell'autoproduzione/autogestione, scoperta che stimolò la mia vorace
curiosità, alimentando ulteriormente legami e coinvolgimento anche
nell'approfondire tematiche e concetti fino ad allora sconosciuti o
trattati superficialmente, in un processo attivo d'acquisizione di
consapevolezza. Una rivoluzione non solo musicale ma contro-culturale
(visto lo sconfinamento in aree extra-artistiche, con tesi e
revisioni che inglobano aspetti legati all'economia, al sociale, alla
politica), più che accademica direi basata su un'urgenza istintuale,
attuata inizialmente da un manipolo di inquieti, sensibili agitatori
disobbedienti sparsi ovunque ma con ben chiaro in testa
l'approccio g-local, tramite l'ausilio di dischi e preziosi veicoli
decodificatori quali volantini, allegati cartacei ai vinili,
libri ed opuscoli, ma anche iniziative di contro/altra informazione,
concerti, centri sociali, fanzines, che funsero da fertilizzante e
megafono delle istanze trattate. Fatti e parole che esprimevano una
diversa concezione della vita, che mi spalancarono un intero
movimento sommerso (animalismo e vegetarianesimo/veganismo -tanto da
diventare vegetariano nel 1992-, antimilitarismo, antirazzismo, lotta
all'emarginazione e alle droghe pesanti, anarchismo, femminismo e
disparità di genere, salvaguardia ambientale, spesa critica e
boicottaggio), facendomi deporre quel senso -già vacillante- di
supremazia specista, smuovendo l'intelletto per riuscire a capire e
capirmi meglio, scavando per definire quanto giaceva nascosto o non
ancora a fuoco nel mio gulliver neo-maggiorenne. Quelle scintille
contro! che si trasformeranno in indomito fuoco passionale, instillandomi
la coscienza antagonista in tutta la sua vastità di applicazione
resistenziale, contribuendo a formare fattivamente la mia persona
pensante. La mia scuola di insegnamento reale, e da ciò partirò a
discorrere.
Il
do it yourself è la linfa vitale del punk, che nel suo naturale dna
di base, incorpora uno stile di vita e non una faccenda music only;
quello è solo esercizio di stile musicale punk/HC (parafrasando i
PropaGandhi Punk for sustainable capitalism). Il diy e'
collaborazione, inclusivo senza
divisioni e ruoli prestabiliti, l'essenza della persona che viene
fuori esprimendosi con quello che ha, quanto e come vuole portare
liberamente avanti per realizzare il suo profondo desiderio creativo
e le mille idee che frullano in testa; diffondere l'antitesi del
concetto di marketing e clausole contrattualfiscali... Teniamo
presente che è la controparte (lo dico, con convinzione: il sistema)
che vuole la completa omologazione dell'individuo sotto la vile legge
performante del dio-denaro, svalutando qualsiasi cosa metta in
discussione l'apparato: qui la grande sveglia che diventa lezione di
vita, che semplifico nominandola attitudine diy-punk, ci ha reso più umani in un mondo che spesso sembra popolato da zombies
pacificati da consumismo e cultura da pensiero unico fast-food.
Metterci in gioco da quando ci si alza a quando si va a letto, ognuno
con i suoi metodi e principi, lanciando segnali d'interferenza e
input volti ad inceppare -col sogno di distruggere- la macchina
regolatrice, sempre pronta ad avvelenarci dentro e fuori, nel
continuo presente.
Ecco
perchè insisto nel ribadire che diy-punk-HC sono ancora sinonimi di
lotta comune, un concreto progetto politico esistenziale -a traino
sociale- dal basso, altro che slogans! Ma allora se parliamo di
"fai-da-te" dovremmo arrivare a farci l'orto provvedendo a
tutta la nostra sussistenza o isolarci per non continuare ad oliare
l'annichilente meccanismo contro cui ci scagliamo? Non
necessariamente: e' una questione di atteggiamento mentale
auto/critico innanzitutto, che abbisogna, sempre, di messa in opera
che tenga conto delle reali esigenze della persona che guarda e tiene
conto dell'insieme, connessioni che possono incidere
costantemente nella propria responsabile gestione, senza intenti
moralizzatori nè concorso in sensi di colpa, ma su principi etici.
Insomma, attuare quella consapevolezza scardinatrice che
dovrebbe appartenerci, che ha fatto sì mettessimo in pratica il
nostro urlato coro stonato davanti all'accettazione passiva di
ogni nefandezza.
Mette
quindi tristezza quando vedo il discorso bloccato nel suo immobilismo
cioè confinato alla sola sfera musicale, preciso contesto nel quale
ci si professa coerenti al limite dell'intransigenza, tralasciando però gli altri campi del quotidiano, differendo da quanto si
dice di professare 25 ore al di', che non aggiunge alcun contributo
alla causa, anzi, risulta deleterio quando diventa il fine per
passare il tempo libero (ma non liberato), col risultato però di
prendersi per il culo da soli. Ora, la rivoluzione non si fa
scrivendo solo canzoni, ma queste possono risultare utilissime per
propagandare idee, sostenere una sentita causa, punti di vista
e sfumature differenti, riflessioni e/o analisi critiche, messaggi
potenzialmente propedeutici ad un reale cambiamento personale, cioè la base di ogni mutamento sociale.
Il
punk-HC, fermo restando la poderosa spinta giovanilistica che lo
anima, non è il giocattolo della giovinezza che passata si butta o
una valvola di sfogo per scaricare nervosismi accumulati come un
sedativo per poi stare tranquillo agli ordini del capo, ma un
efficace strumento, l'arma -continuamente aggiornata- che spinga a
ribellarsi al tossico status quo e che continui a cibare il
pensiero-contro per ricercare, coltivare, costruire l'inversione di
tendenza e/o generare percorsi di vita alternativi. Chiedersi il
perchè pensando con la propria testa, chiedendo risposte in primis a
noi stessi più che a qualcuno, decidere da sè ciò che è giusto o
sbagliato; lo sforzo del singolo è fondamentale nelle dinamiche
evolutive, foss'anche per la stessa e sola persona...e lo dico per
ribadirlo principalmente a me medesimo.
Più che cambiare si invecchia, il pensiero si evolve, le esigenze si
modificano, ma vi assicuro che le fondamenta del proprio elaborato
sono sempre lì intatte, se non rafforzate dall'esperienza.
Diffidate
sempre dagli oracoli, coloro che pensano di essere gli eletti
depositari della verità e/o purezza assoluta (che non esiste). Chi
pensa, dall'alto del suo mediocre piedistallo, di aver capito tutto
mentre gli altri una beata mazza, e' pregato di andare a farsi
fottere.
Pensate
ci si faccia troppe seghe mentali? Che siamo troppo col culo a terra
per fare gli onesti incorruttibili? Che godiamo a vessarci
ulteriormente, già con le nostre vite mediamente incasinate? Può darsi, ma quando si sceglie una direzione ostinata e
contraria...Magari siamo esseri inadeguati ma senza complessi d'inferiorità, fragili, ma di quella fragilità coriacemente testarda che davvero segna il nostro essere, senza grandi speranze ma mai rassegnati. Realisti ma non abbandonati alla disperazione, disillusi di sicuro ma nonostante tutto ancora sognatori, considerati dei buoni a nulla ma capaci di tutto... E con questa predisposizione che noi, ragazzi prima-ora adulti con tutti i pregi e difetti,
continuiamo l'irregolare semina, al fianco delle nuove leve a
provocare e diffondere modesti ma sempre utili anticorpi che
facciano germogliare preziose piante infestanti per il pensiero
borghese che tutto ignora, scavalca e distrugge per interesse. La
nostra inguaribile allergia a subire un sistema di valori assurdo,
che considera l'esistenza -di per sè precaria- sempre al ribasso,
scatenando quella mattanza sociale che ci pone in rivolta
permanente. Siamo solo una piccolissima minaccia al nulla che avanza,
ma pur sempre una minaccia...
La
musica è intrattenimento, evasione, un salvifico bene rifugio,
ma ha pure quella forza capace di rischiarare gli animi e aprirci gli occhi e la mente, magari condividendo
un percorso che sia anche di crescita umana, così centralizzante da
avere un impatto migliorativo sulle nostre esistenze. Siamo
-anche- quello che facciamo, ognuno impegnato a sbarcare il lunario
come può, a cercare il nostro posto in quel gran teatro che è la
vita. Tante piccole scelte possono fare grandi differenze: un album
come questo ribadisce chiaramente l'intero concetto, ancora una
volta. Sù la testa! ContRoberto
Liuzzi
E
ora due parole riguardo lo splendido esordio della band...
CARNE
Saremo ancora minaccia (lp/cd
2022
L'Oltraggio
records e Poison hearts, con Bari HC, Dischi Rozzi, Distruggi la
Bassa/True Believers, Equal Rights, Mastice prods, Porrozine, Rumagna
Sgroza e Terapia Intensiva)
E
venne l'ora del tanto atteso debutto della creatura tarantina, nata
da elementi provenienti da Hobophobic, SFC, Mass Execution e altre
note compagini della zona.
Il
miglioramento dal bel promo 2019 è esponenziale (quasi interamente
ripreso, si confrontino le versioni dei brani), per quanto le
direttive di partenza siano rimaste inalterate: quello che è cambiato è l'approccio, diventato più sicuro e armonico, tanto che
il carattere dei pezzi ne risulta rafforzato (anche per merito di una
registrazione ben calibrata, mirata a catturare l'energia dei live
set), fattore che permette di assaporare tutta la
forza coesiva sprigionata dai nostri, che esalta l'indubbia qualità
della scrittura.
Il
tono è franco, la musica si staglia superba tutt'uno con testi
schietti e sanguigni che fanno della visione antagonista il proprio
punto centrale, riassunti ottimamente in 12 compatti e trascinanti
pezzi HC/punk, dalla costruzione tutt'altro che lineare (anche nel
registro melodico), pregne come sono di stacchi e variazioni che ben
bilanciano vecchi sapori e nuove istanze. La vocazione all'anthem c'è
tutta, espressa brillantemente nell'opener che titola il disco, che
da subito incendia il racconto dell'album (già vista sottopalco in
accompagnamento collettivo), così come si presta l'intensa Divorami,
e gravide di rabbia -ma senza pregiudicare una avvincente musicalità-
risultano quei classici a nome Freddo, Amore selvaggio e
Polvere, la toccante A due passi dal mare,
l'invito all'azione di Le parole non bastano e la
sveglia che auspica Ti auguro paure, con la fisicità
istintiva che fa tirare i pugni in aria come vi ritroverete a fare al
cospetto delle più variegate Senza prezzo e infamia, Mentre
tutto se ne va e E tu ci sei sempre, espresse
con quell'ardore che di sicuro lascia traccia ad ogni ascolto.
E'
un disco corale, nell'accezione completa del termine, che va ben
oltre l'aspetto musicale pur partendo da esso: qui si incrocia e
fonde la visione della band con le aspettative, la volontà di creare
e sostenere percorsi che siano da stimolo e diffusione di quel senso
di comunità diy del circondario affine a loro -e a noi- più vicino (a partire dalla Rozza Crew), connesso e riunito attraverso
l'onda scompigliatrice HC/punk, nel riprendersi spazi e tempo per
crescere e esistere. Più che vessillo da innalzare per dimostrare la
propria militanza HC, la testimonianza vissuta di cosa significhi
vivere l'HC.
Ad
impreziosire il tutto, la notevole cura per i dettagli (vinile colorato, adesivi), dal multicolore artwork di
Dartworks al booklet con testi italiano/inglese riportati,
ottimamente assemblato da mr. Porro Dario Ursino. Sangue,
nervi, sudore, sogni, ferite, delusioni, riscatto... Una esperienza
epidermica.
Un'altra
bellissima pagina che va ad aggiornare ed infoltire il contingente
ionico, ora più forte che mai!
carnehardcore@gmail.com - carnehardcore.bandcamp.com