martedì 1 marzo 2022

AMYL & The SNIFFERS Comfort to me (lp/cd Rough Trade 2021)

 


Secondo atteso disco per gli australiani, uno degli indie-hype del 2021, che dopo le buone impressioni suscitate dall'esordio lungo omonimo, si confermano sempre via Rough Trade con COMFORT TO ME, che aumenta e di molto le quotazioni e considerazioni poste sui quattro.

Più articolati ma senza stravolgere il proprio affiatato canone, puntellano a dovere senza fronzoli e con tanto carattere, grazie anche alla vulcanica Amy (esagitata nel video di Security, dove riesce a mantenere desta la nostra concentrazione sulla sua mimica gestuale, dando sfogo a tutto il suo campionario in solitaria per tutta la durata dell'irresistibile pezzo) che marchia indelebilmente col suo cantato/declamato le scalpitanti 13 tx. 

Dentro ci troviamo tutto il loro essenziale universo sonoro, che spazia e/o ingloba sgusciante punk-rock 77 (Freaks to the front, Capital), hardcore (Choices), crocevia hard-punk (Guided by Angels), accenni di sculettamento seppur da movenze scomposte (Hertz), rinforzate porzioni di aussie rock'n roll imparentato idealmente con il garage (la tagliente Don't need a cunt...), le più classiche -ma sottili- Knifey e Snakes, pezzi semplici e dagli efficaci ganci melodici, sporchi e puliti in un sol colpo, che non eccedono da una parte e nemmeno dall'altra, bilanciandosi in potenza e spontaneità, con un attitudine snotty che evita di strafare. Una band che guarda sì anche al passato, specie della loro terra (che ci riportano alla bella storia Radio Birdman, in No more Tears e Maggots, la chitarra della stessa Security) riorganizzando quel suono in chiave contemporanea, dotata di una vispa sensibilità pop, cioè che non si tira indietro davanti alle avances che stanno piovendo sul loro conto (pur senza ricercarle), in grado di far venire l'appetito anche al più smaliziato ascoltatore rock.

Un disco che gode di un concepimento, per quanto sofferto, più curato rispetto all'esordio, dove l'invadente energia elettrica non si è dispersa, anzi l'impianto risulta rafforzato in convinzione e consistenza, nonostante un approccio che vuol sembrare noncurante (o forse lo è davvero?).

Ecco, proprio questa scazzata attitudine mixata con approccio da garage band me li rende piu' vicini e stuzzicanti (sin dal mucchio gelatinoso che li fonde in copertina), riuscendo anche nel compito di aggirare le invettive di coloro che li ritengono unicamente un prodotto bell'e buono per la generazione millenials da Spotify single playlist. Personalmente non sono tra quelli che crocifiggono all'istante i gruppi che beneficiano di forti attenzioni mediatiche, poiche' rimane valido innanzitutto il concetto dell'ascolto attento e cio' che ne deriva, che forma poi il giudizio personale su quel disco. In virtu' di questo, ritengo nel complesso l'album soddisfacente: diverte e agita che e' un piacere, senza velleita' di cambiare il mondo ne' "aspirare" a cambiare la storia del genere, regalando una bella mezz'ora di sano, intelligente abbandono, che non dimentichiamolo ci vuole pure in questo contorto mondo!

Non hanno certo la carica politica tout-court dei Downtown Boys, con i quali mi piace intravedere pure una relazione sonora (che comunque non c'e'), ma i pungenti testi -di Amy- rivelano un'animo dalla forte personalità, che contesta la dicotomia preda/predatrice, dove centrale diventa la liberazione della persona e del suo modo d'essere (confusa e/o determinata che sia), con la fermezza di tirare dritto per la propria strada con tutto quello che ne consegue, piaccia o non piaccia.

Insomma a muso duro ma dall'animo aperto alla condivisione, senza preclusioni anzi ben felici di concedersi a quanti vorranno prenderne confidenza. It's only (punk) rock'n'roll but we like it!



Nessun commento:

Posta un commento