mercoledì 2 marzo 2016

ASEXUALS - Va dove ti porta il CORE



Non nascondo di avere un forte debole per la scena punk/HC canadese, in particolare per il filone melodico del genere sviluppatosi dagli '80 ai '90 nell’area di Montreal...Sarà per nostalgia, forse perché parlo del posto che è il mio luogo di nascita? Tranquilli, non sto scoprendo un mio lato nazionalista... sono cittadino del mondo! Associo probabilmente ricordi e sensazioni mai sopite, che rimandano a quel periodo della mia infanzia? O forse perché questi gruppi, data la provenienza, li immagino come audio-portavoce della mia idealizzata fissa, amplificandola grazie al loro fascino musicale? Diciamo che entrambe le ipotesi sono in piedi. Quali sono allora questi nomi? La formidabile quaterna Doughboys/Asexuals/Nils/Rise, per molti perfetti sconosciuti, per questo cercherò di rimediare alla vostra terribile lacuna! Dei primi vi rimando all’apposito articolo a brevissimo disponibile sul blog, degli ultimi due mi limiterò prossimamente a sviscerare le rispettive discografie in uno speciale, quindi non mi resta altro che completare il discorso con la narrazione delle vicende degli Asessuati, esponenti imprescindibili quando si parla di punk e derivati alternativi del francofono Quebec.

1983: Quattro liceali appassionati di punk/HC (John Kastner-voce; Sean Friesen-chitarre; TJ Collins-basso; Paul Remington-batteria) decidono di formare una band con la quale mettere a soqquadro la loro zona... L’idea prende subito corpo ed anima registrando i 4 pezzi che andranno a comporre l'anno seguente il grezzo debutto in 500 copie FEATURING THE ASEXUALS (OG rec.). Il 7” acquisisce i dettami impartiti dal primo HC, cioè quella che sembra essere la loro influenza primaria, nonostante ribadiscano a più riprese la fondamentale lezione avuta da Uk Subs, Clash e Stiff Little Fingers (io direi su tutti primi Circle Jerks)... Il disco si fa notare nel circuito locale, attenzione che verrà rinforzata dalla partecipazione a Primitive Air-raid, lo storico lp assemblato dalla Psyche Industry, etichetta che avrà un ruolo di primissimo piano nello sviluppo dei primi fermenti, fungendo da stimolante/collante cittadino, dando di fatto lo start all'entrata di Montreal come parte attiva nel nascente movimento Canuch-core. 14 i partecipanti (Nils, Direct Action, Genetic Control, Fair Warning, No Policy...), con i nostri che presentano Contra Rebel, uno degli apici dell'ottima compilazione, ormai un pezzo da collezione introvabile da anni. Il pezzo farà parte assieme ad altri nuovi di BE WHAT YOU WANT, che esce nel medesimo 1984 per la First Strike...e qui fanno il botto! Un grande lp, dalle fulminee melodie che non attenuano minimamente l’esuberanza ivi contenuta: la title track, l’inno Asexual e Mr. Rat sono belle spolverate, 14 trascinanti tx essenziali e grintose che mixano punk e HC da urlarne i cori e da ascoltare tutto d'un fiato, perfetto per far girare il nome anche al di fuori dei confini, confermando la loro egemonia locale assieme agli splendidi Nils. Come nel 7”, i testi spaziano da argomenti politici (Contra Rebel, Iraq/Iran) ad episodi di vita quotidiana ed autodeterminazione dell’individuo (Be what you want, Mind Contraction)… Ad alimentare la fama ci pensano poi i travolgenti live-set, tra i più eccitanti e seguiti nell'area in quel periodo, riconoscimento che arriverà anche dagli States, visitati nel gennaio ’84 e nel sett.’85 (69 date fatte in due mesi!). Un biennio davvero all'insegna dello sbattimento, a complemento del quale, a sett. '85, l'attenta Psyche Industry si offre per editare il secondo full-lenght (e ristampare il primo), ossia CONTEMPORARY WORLD. Sarà per la produzione, affidata ai servigi di Steve Kravac, che il nuovo lp appare più curato rispetto al predecessore, con maggiore enfasi melodica e toni -leggermente- più dimessi (Stop the City e So Alone rendono bene l’idea), che comunque conserva un alto tasso energico (qui citerei Where were you e Take a look around). 10 pezzi che suonano bene e si ascoltano altrettanto, ma qualcosa pare stia cambiando… La cover del classico Dylan The times they are a changin’ sembra alquanto profetica: la tesi è avvalorata dal fatto che sul finire del 1986 la band decide di estromettere il frontman J. Kastner (che andrà subito a formare i Doughboys); una decisione inspiegabile, almeno dall’esterno, ma tant’è… I due album verranno poi accomunati nell'edizione cd.

La band sembra prendersi una temporanea pausa di riflessione, ed intanto si comincia a mormorare negli ambienti cittadini di un reset alla proposta, cosa che diviene certezza nel 1987, quando riappaiono come trio facendo diversi concerti (uno dei quali di spalla ai P.I.L. davanti a 2000 persone). La mutazione interna vede TJ Collins/Plenty dal basso passare alla sei corde, impegnandosi nel dividere il ruolo di vocalist e compositore con l'altro chit. Sean Friesen, Paul Remington fisso dietro le pelli mentre di li a poco il posto al basso verrà raccolto da Blake Cheetah. Con il ritorno alla line-up a 4, supportano i D.O.A. in un tour nord-americano e successivamente, sotto l’egida della locale Cargo, esce nel 1988 il terzo lp… DISH si presenta con una copertina orribile (diciamo che non hanno mai brillato in questo!), e stravolge le carte in tavola: non c’è una sola traccia che rimandi ai pur recenti esagitati trascorsi, tant’è infarcito di sonorità tra rock & powerpop, con cori/controcori abbondantemente sparsi e chit. acustiche, fermo restando lo spirito punk che aleggia sul tutto. L’unico punto di contatto col passato è la riconferma del Kravac a capo-console (che anni dopo citerà i due album a cui ha messo mano nella sua top professionale)… In questa nuova veste a prendere il sopravvento sul lato HC è la profonda ispirazione data dagli amati Replacements (e Soul Asylum, aggiungerei) con il loro viscerale rock di strada aromatizzato dal taglio melodico pop, coi quali traccerei un valido parallelo, sposando in pieno quel concetto sonoro senza limitazioni stilistiche (incluse certe tentazioni di derivazione country). Per capirci, si reinventano alla grande; sonorità più morbide rispetto ai trascorsi, ma che non lesinano certo energia e passione, facendo godere chi, non aspettandosi tale cambiamento, scopre un gruppo ignorato fino a poc'anzi. Un’inarrestabile onda rock accompagna felice e ispirata tutto il disco, come dimostrano ampiamente le 11 fluide composizioni: qui figura Borderline, per me il pezzo più bello da loro scritto, con quella sua contagiosa aria da viaggio che fa tanto vissuto, continuando con le appassionanti Time will Tell, Little Tragedy, Sunday, o l’allegra title-track (quanto di più pop offerto dal gruppo, con quei fiati a straniare!), per un risultato finale che soddisfa in pieno. Un trauma per i vecchi irriducibili fans, traditi a loro dire, anche se bisogna riconoscere alla band d’aver fatto una scelta coraggiosa, che ostenta sicurezza nell’affrontarla (e subirla…) a viso aperto, conservando lo stesso monicker. Sarà forse per non perdere quella seppur piccola notorietà riconosciuta nell’underground? Sono pur sempre ¾ della band di prima, anche se all’ascolto dei precedenti capitoli, ad occhi chiusi avrei dubitato... Fuorviante di sicuro, diversi, ma comunque ottimi. Chapeau!

Con il gruppo ritornato stabilmente a macinare miglia in tour, seguirà l’anno seguente lo split 7" con i conterranei Change of Heart sponsorizzato Cargo, dove ripropongono il remix dell’edita Dish ('89 version) accanto alla efficace So many miles, ma nonostante questo, stentano a decollare non ricevendo le attenzioni sperate, cosa che demoralizza l’animo dei quattro. C’è chi dice che allora erano più interessati a quante birre potevano scroccare a concerto che alla carriera! Ma se la speranza è l’ultima a morire…Passa qualche tempo ed il disco capita nelle mani di un promoter tedesco (della Mad booking) che rimane stregato dall’Asexuals sound, al punto da piazzare 500 copie di Dish in continente, spingendolo successivamente ad organizzare la prima trasferta europea dei canadiens. Inaspettato soccorso che rinvigorisce la band, che però al termine dell’euro-tour agli inizi del ’91 perde il bassista Blake Cheetah prontamente rimpiazzato dal collega Dominic Pompeo che fa la sua comparsa direttamente sul nuovo lp EXILE FROM FLOONTOWN, pubblicato nello stesso anno dalla fida Cargo. Un disco avente parecchie frecce nel suo arco: dall’iniziale title-track, all’acustica Return to the end (promossa anche su video), all’elettrica Refuge of the mind, 12 convinte e convincenti rock songs prodotte da Kevin Komoda che mostrano una band davvero in forma, dalla scrittura brillante che avvince per qualità e classe melodica. Il disco nella stampa locale viaggiava nella prima tiratura limitata come doppio cd, con 4 pezzi aggiuntivi (2 gli inediti); bonus-disc che anni dopo sarà conosciuto come WALT’S WISH, grazie alla riscoperta della Boss Tuneage, che è riuscita a trovare una esigua rimanenza di copie del mcd in Canada (considerato il fallimento della locale Cargo nel 1997): appena 60 esemplari, avvolti in una copertina a poster, diventati collectors items in due settimane! Il pubblico finalmente sembra aver metabolizzato il nuovo corso dei Montrealesi, cosa che permette di gustare appieno l’attuale direttiva stilistica: ormai è superfluo dire se siano meglio i primi tempi o i nuovi, vista l’estraneità tra le due fasi, musicalmente parlando. A farla può solo essere una questione di gusti personali. Certo è che, con la svolta, potrebbero potenzialmente allargare i consensi ad aree estranee al punk, cosa che però non si verificherà appieno poiché per molti rimarranno unicamente un gruppo punk, tanto che orbiteranno perlopiù in giri riconducibili a quei lidi (peraltro mai rinnegati). Nel 1993 arriva LOVE GOES PLAID/BEAUTIFUL, due ottimi pezzi su 7” editato dalla coppia RPN/Boss Tuneage come passaporto per la seconda puntata europea, che li porterà nel loro girovagare pure in Italia, con una data alla Giungla occupata a Firenze (della quale possiedo una buona registrazione!). Concerti si susseguono anche in patria, e, dopo l’ennesimo cambio di bassista -esce Pompeo (r.i.p 2012) ed entra Yuri Mohasci-, forti di un accordo siglato con la Hypnotic/Mca, si accingono a preparare quello che risulterà essere il loro commiato, che si concretizzerà alla fine del 1996, a titolo FITZJOY. Le vivaci particolarità espresse in precedenza sembrano (irrimediabilmente?) svanite: il suono appare più compatto, ma mancano quei colpi di testa specchio del loro spavaldo atteggiamento, affossati in favore di un pulito rock standard che sa di bel compitino e niente più. Questo atto finale propone 12 pezzi dalla corposa registrazione (curata da Rod Shearer), pur volenterosi ma che sembrano difettare proprio di spinta motivazionale... L’avvincente Black Sugar conquista la palma di miglior pezzo, seguito da Underground e Leaving. Un segno di stanchezza generale? Addomesticati per la carriera? Non si sa, di fatto però così si chiude questa bella esperienza, pur se costellata da qualche vicissitudine, durata oltre 10 anni (al posto giusto ma al momento sbagliato?). Curiosità: Doughboys & Asexuals accomunati nel destino anche dalla coincidenza: entrambi hanno interrotto il loro cammino nel 1997…

Meno male che la solita Boss Tuneage (label di Aston Stephens, superfan della band) ha pensato di riportare in auge il nome Asexuals, ristampando prima Fitzjoy e poi editando nel 2000 l’antologia GREATER THAN LATER. Essa contiene 23 pezzi pescati da tutte le releases, ed è compilata dal Friesen, che scova pure un inedito per l'occasione (Bondage), più un antipasto dei suoi nuovi La Motta a chiusura d’album. Francamente la selezione non soddisfa come dovrebbe, vista l’esclusione di Contra-Rebel, uno dei loro pezzi più noti, come gli estratti da Exile… non mi sono sembrati particolarmente indicativi (omesse alcune songs più rappresentative)… Comunque Sean non è rimasto fermo: trasferitosi in Texas, ha messo su i citati La Motta, che partono musicalmente da dove avevano lasciato gli ultimi Asexuals (saggiateli nel cd Love California), e ha pubblicato il mcd Moonshine a firma Shimmer, frutto di una episodica collaborazione con Matt Taylor (All Systems Go!, High lo-fi) e Peter Johnson (Flounger & Chino), 4 tx composte, provate un paio di volte e registrate in qualche ora in studio in presa diretta!
Quando meno me l’aspetto, cosa vengo ad apprendere spippolando sul web? L’1/10/2010 c’è stata una rimpatriata della band in formazione originale, in occasione del Pop Montreal Festival, replicata il 4 & 5 marzo 2011 a Toronto, a cui sono seguite altre date tra 2012 e 2014…cosa dobbiamo aspettarci? Nulla che non siano sporadiche esibizioni live, di dischi non se ne parla proprio. Chi può se li goda, finché dura…

Se volete avere una buona fotografia degli Asexuals immaginate una band con un’anima apparentemente divisa in due parti, entrambe devote all’espressività più genuina. Non so dirvi quale preferisco dei loro due periodi: del primo apprezzo la selvaggia, incontenibile verve; del secondo, la calorosità avvolgente che letteralmente trasporta. Impeto e feeling: in ogni caso, inconfondibilmente sentimentali.


PS: It’s… è un doppiolp bootleg tedesco editato nel 1991, dove presenziano, assieme a Green Day, Fugazi, Blondie, Pitch Shifter, Poison Idea, Youth Brigade, Naked Raygun ed altri, con due covers: Russian Roulette e Smoke on the Water. Gli americani Woolworthy nel 2001 hanno ripreso Love goes plaid sul bel mcd Blasted into Ashes.

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