In attesa della imminente
calata che li vedrà protagonisti il 28 luglio nella serata
d'apertura del bellissimo Distruggi la Bassa fest, voglio
parlarvi del loro comeback album in apertura di millennio, ancora a
fuoco dopo quasi un quarto di secolo
“We
generate monsters, we generate victims, we generate islands adrift in
a system”
Già
questo stralcio di testo da Terrible people basterebbe
a definire l'attitudine dell'acronimo più iconico in ambito punk/HC:
True Sounds Of Liberty!
Ma
permettetemi un velocissimo passo indietro, prima di proseguire. Nel
2004 assieme all'amico Enrico SFC ho condotto per una intera stagione
il programma Frequenze Liberate (Liberation
frequency dei Refused vi dice qualcosa?), grazie
all'intercessione di un comune amico tarantino (grande Tanino!) che
ci fece approdare a Nova Radio a Firenze. Imbattendomi nell'archivio
cd dell'emittente, scopro per puro caso Disappear: mi
servivano alcuni pezzi per chiudere la puntata, dato che avanzava
minutaggio utile. Lo ascolto mentre lo mando in diretta mettendo
primo e ultimo pezzo del cd, pescati a caso: effetto bomba! Rimango
stupito dall'esuberanza che emanano i due pezzi, al punto che chiedo
di portarlo a casa. Il responsabile dell'archivio mi dice che
probabilmente mai era stato passato quindi ben contento di regalarlo
a chi poteva apprezzarlo! Anche oggi, a distanza di
anni, continuo ad ascoltarlo, e mi ripaga con le stesse sensazioni
della prima volta, tanto da parlarne a chi avrà la pazienza di
leggere quanto sotto.
I
T.S.O.L nascono dall'idea del chitarrista Ron Emory ed il
bassista Mike Roche nel 1978, ai quali si uniranno il cantante
Jack Grisham e ed il batterista Todd Barnes degli
appena discolti Vicious Circle a fine 1979. Da subito l'intesa
funzionerà, producendo prima l'esordio omonimo 12"ep T.S.O.L
(Posh Boy), selvaggio esempio del brusco carattere e liriche
incitanti all'azione -di stampo politico, aderenti a posizioni
anarchiche- con un sound all'altezza davvero incendiario (impossibile
non esaltarsi con Superficial Love, Properthy is
theft, oppure la splendida accoppiata Abolish
Government/Silent majority, riprese anche dagli
Slayer sul loro ottimo cover-album Undisputed Attitude, che
riaccenderà interesse verso l'operato dei nostri), e quel caposaldo
del punk/HC -che si è fatto- più scuro (o per molti, il nascente
deathrock) che risponde al nome DANCE WITH ME su
Frontier. Non dico niente di nuovo affermando che trattasi di una
turbolenta doppietta che farà storia, marchiando indelebilmente la
scena americana inserendo la band nel gotha degli irrinunciabili nel
panorama assoluto di riferimento.
Tuttora
Dance with me gode di un rispetto assoluto da parte di
ogni buon amante del più irruente punk/HC che incorpora forti
suggestioni gothic, 11 nere gemme dall'avvincente sguardo morboso,
imbevute di pericolosa decadenza (ma senza il disperato spleen dei
coevi Christian Death): dalla grinta di Sounds of
Laughter alle perversa Silent Scream, scabrosi
testi horror come nella famigerata Code Blue (più
per provocazione che per immersione nel mood della corrente dark,
cerone e eyeliner inclusi) o la rabbia di I'm tired of Life,
sino alla resa senza speranza della title-track, senza
dimenticare una presenza sul palco di quelle significative (risse
all'ordine del giorno, con Grisham a sedarle forte della sua mole
simil armadio e impavida avventatezza pronto allo scontro,
anche quando si presentava indossando una gonna). Pure l'altro
capolavoro -sempre su Frontier- dal titolo Only Theatre of Pain,
che segna l'esordio dei blasfemi Christian Death avverrà
pochi mesi dopo e sempre nei medesimi dintorni (qui ancora con un
suono debitore di innegabili radici punk: non a caso alla chitarra
troviamo l'ottimo Rikk Agnew, già di fama Adolescents), a conferma
che il goth attecchisce bene in California, in compagnia di Super
Heroines & 45 Grave (seguiti poi da Burning Image, Pompeii
99, Psi-com giusto per citarne alcuni), adepti che proprio
sotto il sole troveranno gole pronte per i loro aguzzi denti.
Dopo
aver siglato un accordo con la Alternative Tentacles nel 1982,
seguirà il nuovo 7"ep WEATHERED STATUES (con la
notevole Man and Machine) e a ruota l'lp BENEATH THE
SHADOWS, che si comporteranno altrettanto bene. L'album
smorza un pò il tiro tipicamente punk aumentando il tasso oscuro del
suono (ma stavolta in senso più psichedelico, dai rimandi
Doorsiani), ma quello che perde in irruenza si cerca di compensare in
una costruzione dei brani più ambiziosa (non sempre indovinata),
arrangiamenti più curati (con inserimento in pianta stabile di piano
e tastiere) e slancio rock -quando wave-, come possiamo sentire già
dall'opener Soft Focus, nel fascino della strumentale
Glass Streets, o nelle più ritmate ed ottime The
other side e Wash away. A modo loro, a tratti
persino eleganti.
Dopo
l'abbandono del Grisham (la cui particolarità sta anche nel fatto di
cambiare nome su ogni disco: Delonge, Greggors, Ladoga, Delauge, Alex
Morgon) e del batterista nel 1983 (i quali riappariranno sotto il
nome Tender Fury, con alcuni album all'attivo), si avranno
altri titoli, allontanandoli però da quanto in tanti avevano
amato.
Ad
un certo punto si troveranno due band dal nome T.S.O.L, situazione
che scatenò l'inevitabile disputa legale il cui risultato inibirà
per un periodo proprio i fondatori dall'uso della sigla, a vantaggio
del nuovo cantante Joe Wood (subentrato dall'album del 1984 Change
today?, in forza fino agli anni 90, ex cognato proprio di
Grisham!), che porterà la band progressivamente verso lidi
hard/street r'n'r, perlopiù noti in questa fase quando i Guns n'
Roses li citeranno come una delle loro influenze, portandoseli pure
in tour. Difatti,
se prendete il live album del 1991 uscito per la Triple X, noterete che
fu pubblicato con i nomi dei quattro originari componenti, in virtù
proprio di quanto detto sopra...per inciso, un disco che funge da
greatest hits live, compendio delle epocali creazioni del biennio
81-82.
Comunque, ripresi i diritti della sigla e
con 3/4 degli originali (ad eccezione del compianto batterista
T. Barnes, deceduto nel 1999, rimpiazzato da Jay O'Brien) riappaiono
sulle scene nel 2001, prima con il bel 7" Anticop/White
American e poi con questo graffiante DISAPPEAR per la
Nitro, etichetta nata nel 1994 (inizialmente solo per pubblicare i
Guttermouth) per volere di Dexter Holland, voce degli Offspring, loro
dichiarato fan e maggiore sponsor (deciso ad investire una parte
della montagna di soldi piovuta dopo il successo planetario della sua
band, in una attività parallela in linea col suo primm'ammore),
che ce li rende belli scattanti ed in forma.
A
cominciare dalla copertina da B movie, tesa a richiamare in parte
quella di Dance..., come a voler suggellare una
connessione con lo spirito degli albori (facendo un salto temporale,
oso dicendo che questo poteva essere il naturale seguito di quel
fantastico lp), si susseguono 12 pezzi che sembrano concepiti negli
’80, ma evitano di suonare datati; diciamo attuali seppur con
una registrazione d'antan, per mano del loro storico producer Thom
Wilson, con chitarre focose e il recupero di quella sporcizia
primigenia, con un cantato talvolta enfatico, al limite della
teatralità, pochi orpelli e pezzi brevi dritti al punto per una
viscerale mezzora che viene fuori di getto. Passato
e presente che si incontrano, mescolano e fecondano a vicenda (con
qualche inevitabile autocitazione sparsa) portando ad un risultato da
assaporare tutto d'un fiato, che sembra fatto per riconquistare
l'intesa tra loro, più che per accontentare i fans (anche se un
pensierino alla possibile diffusione su larga scala l'avranno pure
fatto, ma dubito potessero piacere agli amanti del neo-punk in voga
al tempo).
Meno
macabro e più agile (pure nei testi, dai risvolti talvolta
amari), dalla sfacciata Sodomy al feroce sarcasmo della
sinistra Terrible People, tra una notevole tirata
hardcore (In my Head), l'invettiva di AntiCop,
una Renounce che ti acchiappa e non ti lascia più
(beachpunk a mille!), continuando con la devastata ode di Pyro
o il ruggito di Automatic, le più esili
Socialite (con una bella tromba finale) e Paranoid
invece risentono dell’esperienza più melodica del cantante e
chitarrista nei Joykiller (messi su nel 1995 con ex Vandals e
Gun Club, con 4 album in score), sino alla scatenata Disappear,
che con tutta la sua irresistibile veemenza chiude al meglio un disco
che si dimostra convincente e genuinamente passionale. Non
paragonabili ai loro terremotanti inizi, per impatto e rilevanza,
anche perchè mutato a 360° tutto il contesto (all'epoca i suoni HC
punk erano ancora farina freschissima da setacciare) ma la dignità
qui è salva, tanto da ravvivarne al meglio la leggenda.
Nel
2003 ci sarà pure un nuovo album di inediti sempre su Nitro, DIVIDED
WE STAND, che vi consiglio per un'eventuale acquisto congiunto,
fornendo una bella fotografia dei T.S.O.L. fase 3, che
tra una reunion e l'altra pubblicheranno anche altri dischi (l'ultimo studio è THE TRIGGER COMPLEX del 2017 su
Rise), ma rimanendo perlopiù attivi in versione live. Occasione che
si presenterà ormai a giorni, qui da noi per alcune date del loro
euro-tour, così da poter saggiare la tenuta di questi indomiti
sessantenni. Buon live a tutti!